Sono aperte le iscrizioni al corso teorico pratico di Musicoterapia Psicosomatica per GESTANTI.
Nell’intendimento della nostra scuola la Musicoterapia è un’arte-Scienza che sollecita la ripresa del dono naturale della propria intelligenza creativa, perciò è cura (terapeia): ripristino della psiche che ogni uomo ha in sè.Il fine è l’armonia, l’armonia è essere anima-corpo.
Il Benessere Psicosomatico è la costante dinamica di questo processo che autorealizza l’essere umano oltre l’interferenza virtuale del
sistema schizofrenogeno, entro il mondo reale.
Argomenti del primo ciclo di incontri:
Ascolto e percezione del proprio corpo;
Le strutturazioni somatiche (l’io virtuale);
La respirazione viscerale;
Il movimento naturale.
Si consiglia la partecipazione di entrambi i genitori al corso.
per informazioni contattare: amomusicoterapia@gmail.com
M.RO Paolo Curatolo: Recensione cd “Il pianista degli Angeli”
NOTE DI RECENSIONE AL CD DEL M.RO PAOLO CURATOLO “Il pianista degli Angeli”. CENTRO del SORRISO San Severo (FG)
Con la musica l’uomo ricerca un principio fondante l’umano; ricerca un identità universale che possa metterlo in contatto con il totale dell’essere.
Nella mia esperienza clinica spesso sembra che fra il musicista e la musica sana si eriga una barriera difficilmente coscientizzabile (riscontrabile anche nelle più grandi biografie) tanto da creare una forma di negatività schizofrenica tra la vita e l’espressione della produzione musicale.
Quindi: non è facendo musica che si fa musicoterapia! Per poter attraverso la musica modificare il malessere-disarmonia in benessere-armonia è necessario avere una visione completa dell’essere umano, della sua interiorità del concetto di reale in arte e scienza, bisogna riscoprire il valore delle idee sane e dell’intenzionalità che le muove.
E’ essenziale realizzare il “sano” in se stessi per guidare maieuticamente l’insano al benessere, piuttosto che farsi attrarre da un sistema sociale psicoalienante che programma a convivere con la malattia. Tutto questo non condanna o giudica chi si dedica con carità e amore ai diversamente-abili ma li esorta a coscientizzare il sano in sé
prima di proporlo ad altri. L’uomo sano è chiamato a muoversi più di chiunque altro, egli sa che qualunque afflato della sua anima e qualunque cellula del suo corpo contengono un atto che può essere esplicitato o meno e questo gli ruggisce dentro moralmente. Un essere umano sano può anche non apparire nella storia come un “grande uomo/donna” e motivare, allo stesso tempo, sanità e armonia.
Busoni (il celebre musicista) parla della musica come un passaggio per una dimensione universale. Personalmente sono convinto che una tale musica debba essere agita da una coscienza cha ha il senso pieno dell’universale nell’essere umano, una coscienza scientifico-artistica. A chi serve che l’umanità si nutra di malessere subendo, inconsciamente o razionalmente, certe forme di aberrazione musicale che traducono il complesso dell’artista o dello scienziato? Noi artisti, musicisti abbiamo un dovere verso noi stessi e il futuro dell’umanità, un dovere che deve storicizzare vita, felicità, stato di grazia in questo essere esistenziale. Altrimenti l’arte, la musica o la scienza non hanno senso.
L’azione della Musicoterapia della nostra scuola è strettamente legata ad una concezione metafisica dell’uomo che nel ritrovarsi armonia con la totalità dell’essere (saggezza dell’essere psicosomatico) individua il criterio di validità della cura.
La Musicoterapica Psicosomatica intende la psiche come un universo di frequenze vibratorie, quindi tutti gli stimoli che incontrano e impattano la psiche umana sono onde cinetiche che vettorializzano la cognizione dell’essere sano come viabilità sul piano dell’armonia esistenziale o della disarmonia se questa viene generata da una personalità non cosciente.Pertanto solo un discorso musicale autentico è strettamente legato alla sanità psicosomatica di chi produce arte ed ad una filosofia dell’essere che ridia all’umanità il senso del rapporto tra l’uomo e il grande abitatore dello spazio che è la natura ontica, un rapporto per cui gli uomini penetrano le essenze delle cose.
Non si gioca col messaggio sottocodice della musica, noi musicoterapeuti non abbiamo ancora abbastanza statistiche scientifiche per dimostrare esattamente le azioni psicosomatiche positive o negative che può operare un brano musicale.
Checché se ne dica della musica di Mozart, anche secondo i recenti studi alle Università Americane, non me la sento di certificare che questo o quel messaggio sonoro sono in grado di provocare la remissione di un sintomo. Una cosa è la versione di un critico d’arte circa un brano musicale, altra cosa è la sperimentazione della Mt con validazione della soggettiva-oggettività psicosomatica. Con questo non voglio spaventare o tradire il bravo M.stro Curatolo e nessun altro con lui. Ma con scientifica onestà posso proporre una sperimentazione sistematica di una certa musica. Personalmente ho constatato che ogni buona musica, se non è veicolata dall’intenzionalità vivente o presente di chi la interpreta e/o crea, poco vantaggio psicosomatico ha sugli astanti. Ripeto, una cosa è la visione che un bravo critico d’arte o musicologo può fornire di un brano e altra cosa è la musicoterapia nella fenomenologia psicosomatica.
In conclusione, rispetto profondamente quanto si può dire artisticamente su questa musica ma non posso precisare il punto di vista della MT Psicosomatica che rappresento perché non l’ho sperimentata ancora su campioni significativi di popolazione.
Apprezzo sinceramente lo sforzo di emancipare e donare a personalità diversamente abili un inno ed uno spazio di autorealizzazione nuovo, interessante, creativo e credo che questa sia la via giusta entro la quale attivare una sperimentazione scientifica nel corso di almeno cinque anni. Ho plurime esperienze personali circa la bontà profonda oltre la frustrazione del limite neurofisiologico che sostiene certa vita ma conosco anche gli abusi della superficialità razionalistica, consumistica del non senso che attanaglia gli spessori di certe intelligenze emotive.
Sono qui con tutti quelli che accettano l’ennesima sfida, con l’orgoglio e il piacere di porgere il mio contributo più autentico senza fraintendimenti o paradigmi. Nessuno è perfetto, neanche io ovviamente, quindi ci resta la volontà di tentare un’armonia delle anime e dei corpi: ci resta la volontà di AMARE ancora una volta.
copyright by Dr.Francesco Palmirotta
Francesco Palmirotta – Musicoterapia in Cardiochirurgia
La Musicoterapia Psicosomatica è stata applicata sperimentalmente ai bambini cardiopatici del reparto di Cardiochirurgia (terapia semi-intensiva) dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari.
Un gruppo di musicoterapeuti della Scuola di Musicoterapia Psicosomatica di Bari, da me diretti, ha sperimentato nuove metodologie sonore armoniche fondate sulla “coscienza psicosomatica”. Per la sperimentazione è stato scelto questo reparto perchè la cardiopatia congenita complessa richiede un trattamento ospedaliero prolungato: diversi interventi chirurgici che non sempre portano il piccolo paziente ad una completa guarigione. In tutti questi casi la qualità della vita non è paragonabile a quella dei bambini normali.
L’obiettivo primario era di migliorare l’alimentazione del bambino attraverso la ricostituzione della sua armonia psicosomatica, agendo con la musicoterapia direttamente su di lui, sull’ambiente familiare e sul personale medico (a tutte le sedute, video registrate, erano presenti le mamme e il personale medico e paramedico).
Sono stati trattati con la Musicoterapia Psicosomatica nove bambini di età compresa tra i due giorni e i dieci mesi (con un’età media di tre mesi) affetti da cardiopatia congenita complessa. Tutti, tranne un bambino di due giorni con una atresia polmonare e sottoposto a terapia farmacologica, erano nel periodo post-operatorio.
La tavola qui riprodotta riporta la media aritmetica (valore = SI/NO) dei parametri considerati in tutte le sedute di Musicoterapia.
Per esempio il bambino 1, FL, 4 anni, di sesso femminile, con patologia di atresia della valvola tricuspide e trasposizione delle grandi vene, durante tutta la sperimentazione ha complessivamente raggiunto questi risultati: rilassamento (R) del tono muscolare (MS) , una migliore (+) interazione con l’ambiente (SI), un miglioramento () dell’alimentazione (F), non variazioni (/) della frequenza cardiaca (HR) e una diminuzione (*) della frequenza respiratoria (RR).
In ospedale la frequenza respiratoria è stata monitorizzata. La figura 1 è la riproduzione grafica di un fotogramma del filmato in cui si visualizzava sul monitor il diagramma risultante dall’elaborazione al computer dei dati registrati. Sulla linea delle ordinate è indicato il tempo 120’, 90’, 60’. 30’.0 e sulle ascisse la frequenza respiratoria 0, 50, 100.
78 è il valore medio registrato nei 30 minuti precedenti l’inizio della Musicoterapia. All’attacco della Musicoterapia si nota una sensibile riduzione della frequenza respiratoria (Vedi -(inizio) sulla riproduzione).
La frequenza respiratoria è rallentata durante i 45 minuti della seduta e anche nei minuti immediatamente successivi. Questo depone a favore di un assorbimento benefico e duraturo nel tempo per l’organismo ricevente del bambino e spiega l’effetto di ripresa motivazionale alla vita e alla relazione con l’ambiente indotto da una riarmonizzazione psicobiologica attraverso l’intenzionalità musicoterapica
Sin dalle prime sedute di Musicoterapia si evidenziò l’immediato rilassamento che la musica mediava nei piccoli pazienti: molti si addormentavano, anche quelli che a detta del personale del reparto erano i più irritabili e sofferenti.
Ad esempio un bambino nel decorso post-operatorio presentava atelectasia polmonare e ipomobilità dell’emidiaframma destro, per questo era sottoposto a manovre di stimolazione respiratoria. La terapista che lo trattò durante la nostra prima musicoterapia disse che era la prima volta che riusciva a manipolarlo mentre di solito piangeva e si agitava durante il trattamento. Altri bambini entravano in una fase di gioco e di comunicazione con il personale dell’equipe musicoterapica o comunque mostravano una rinnovata forma di attenzione verso l’ambiente.
Questa sperimentazione non ha considerato la preparazione del personale del reparto e ha potuto valutare l’influenza positiva o negativa del loro intervento durante le sedute.
L’accoglienza della sperimentazione da parte del primario è stata entusiastica, il personale medico ha preso atto dei risultati significativamente validi; una comprensibile incomprensione è stata mostrata dal personale paramedico abituato a svolgere le proprie mansioni secondo gli standard abituali.
Non potendo praticare la musicoterapia dal vivo per difficoltà logistiche dell’ambiente ospedaliero, si è preferito somministrare musica registrata ma preparata ad hoc per i bambini malati e “comprensibile”anche dal personale addetto all’assistenza post-operatoria.
Tutta la musica è stata registrata dal vivo durante le sessioni di Musicoterapia Psicosomatica a cui partecipavano alcuni musicoterapeuti e un gruppo di bambini sani in uno stato di gioia e di libera espressione musicale e corporea.
E’ indicativo come l’ambiente naturale dove la musica è stata fatta e fruita (Borgo Solinio sulla Murgia nord a ridosso di una foresta), ha piacevolmente intonato l’armonia psicosomatica dei presenti. Questa positività riverberava nei piccoli pazienti durante l’ascolto; abbiamo spesso notato che, all’ascolto delle voci registrate dei bambini, i piccoli pazienti avevano reazioni di risveglio o movimenti comunicativi (sorrisi, sguardi diretti verso la fonte sonora, movimenti degli arti).
Strumenti usati: pianoforte, organo elettronico, vari tipi di flauti, sax tenore, congas e tumbe (usati dagli adulti) e piccoli strumenti a percussione per i bambini (strumentario ORFF).
La musica registrata è frutto di improvvisazione libera su basi ritmiche che seguivano l’andamento delle linee melodiche, armoniche e timbriche che man mano si creavano. I ritmi e le melodie non erano ripetitive e seguivano l’andamento dinamico-espressivo dell’improvvisazione. Le scale adoperate sono state le maggiori, minori e naturali, pentafonica e modali (Magna Grecia).
Ogni brano, della durata di circa 10-15 minuti, era comprensivo di fasi sonore (timbrico-armoniche prive di ritmo codificato), ritmiche, vocali e strumentali, accompagnate anche dalla danza.
Uno dei testi cantati dai bambini aveva il seguente canovaccio sul quale loro apportavano insieme con me, creative variazioni:
“Se balli da dentro di te,
diventi il tuo vero re.
Se balli da dentro di te,
puoi diventare mare.
Se chiudi gli occhi
e guardi da dentro di te,
puoi volare,
puoi essere di là dal tempo,
più veloce del vento,
puoi ritrovare la luce che sei da sempre.”
Volutamente parole e musica non sono state trascritte per non far cristallizzare l’intenzionalità psichica da cui sono germogliate e per l’inadeguata funzionalità della tradizionale scrittura musicale nel cogliere le varie sfumature dell’improvvisazione (ritmi liberi e sovrapposti, quarti di tono, grida e risa dei bambini, ecc.).
I genitori di questi bambini hanno cominciato il training di musicoterapia psicosomatica prima ancora del loro concepimento (in ogni caso il training non è iniziato in funzione del concepimento).
La sperimentazione nel reparto di cardiochirurgia è durata tre mesi, le sedute di musicoterapia avvenivano due volte la settimana (45 minuti per seduta). I parametri considerati sono stati: frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, tono muscolare, irritabilità/rilassamento psico-fisico, fisiognomica di relazione, induzione del sonno fisiologico, reazione alla fase d’attacco della musicoterapia, alimentazione, interferenza positiva o negativa della madre o del personale.
L’obiettivo della ricerca era di migliorare l’alimentazione con un guadagno sia psicologico sia organico dei pazienti: tutti i bambini che erano nutriti per gavage, hanno progressivamente incominciato ad usare il biberon. Tutti assumevano più latte, rispetto alla propria media, durante le sedute di Musicoterapia Psicosomatica.
Il personale medico ha riscontrato una riduzione dei tempi di convalescenza per questi nove bambini rispetto ad altri, con simili patologie e trattamenti chirurgici, non trattati con la Musicoterapia Psicosomatica.
Così si esprime il primario del reparto di cardiologia dell’ospedale in cui si è tenuta la sperimentazione, dottor P. Arciprete: “L’incremento dell’alimentazione dei bambini, che era l’obiettivo specifico di questo studio, è stato soddisfacente. Le famiglie, le mamme soprattutto, hanno partecipato in modo corale a questa esperienza ed è possibile che la riutilizzino in seguito anche a casa”. Un medico dell’equipe che seguiva il monitoraggio durante la musicoterapia ha concluso una sessione di lavoro dicendo: Io ero scettico ma devo arrendermi all’evidenza dei risultati”. Un suo collega notava dal diagramma che la media della frequenza respiratoria era diminuita in un paziente con una complicanza settica, cosa che in genereeleva la frequenza respiratoria.
E’ importante come la Musicoterapia Psicosomatica abbia determinato conseguenze positive sia a livello psicologico che organico, in un’età in cui la psicoterapia o la psicoanalisi o altre forme di terapie non possono essere usate, in quanto questi piccoli pazienti non usano ancora la parola per comunicare e il loro linguaggio istintivo è perso normalmente nel patrimonio interattivo dell’adulto.
Ricostituendo il valore della coscienza psicosomatica attraverso la musicoterapia si può ristabilire il messaggio biologico autentico della cellula-organismo e conseguire uno stato di benessere reale dell’essere umano individuale e collettivo.
R.A.Stano – F.Palmirotta: Tarantism
V° Congresso Europeo di Musicoterapia.
Relazione Rocco A.Stano/Francesco Palmirotta
TARANTISM: ancient and natural philosophy of life
By using the term “Tarantism” or “Tarantulism”, we refer to a typical phenomenon located in the south-east of Italy, expecially in Salento. In this custom, sound is the only remedy capable to heal the bite of a spider called “Tarantula”.
According to popular believings the venomous powers of the spider caused vertigos, nausea and abdominal aches that occurred a few hours after the bite. So, the bite’s victims – called “tarantulated” – were reduced to a catathonic condition.
The only remedy for these suffering was the domiciliary sound therapy.
Victim’s relatives engaged some musicians – therapeutists in order to provide healing to the “tarantulated”.
Therapy was held inside the house or in courtyards, in a space prepared specifically for the ill person, adorned with coloured ribbons, basins full of water, aromatic herbs, mirrors and/or swords.
All these preparatives are similar to the “setting” concept of music-therapy, and lasted for entire days until the victim was completely healed, and this occurred always.
The main instrument of this custom was the frame-drum with rattles (better known as tambourine), accompanied by various melodic instruments such as flute, panpipes, guitar and violin.
This custom was so deep-rooted in Puglia’s and Salento’s culture (but we find traces of its presence in other regions of south Italy, in Abruzzo, and expecially in Sardegna where the custom had the name of “Argia”) that Catholic Church, unable to defeat it, had to allow the custom, entrusting St. Paolo – the saint of mystical ecstasy – as its patron. The Catholic Church also requested to people healed from these sufferings a pilgrimage to St. Paolo’s chapel in Galatina in order to pay thanks to the Saint (only author of the healing).
This resulted in the shifting of focus from the therapeutical effect of sound to miracle, but it also allowed this custom to survive till these days.
The originality and peculiarity of this phenomenon attracted philosophers, ethnologists, anthropologists and doctors; each one of them tried to go deep into the argument, and their attempt to give logic and rational explanations oriented the researches towards every possible connection of cause and effect, directing the attention to the real poisonous ness of the spider, to mental disorder, to socio-cultural ways of Puglia, to the real capacities of music, to sexual needs, to hysteria, and so on, without obtaining clear answers. Even when someone believed to have found them, he was soon contradicted by other contrasting proves. And yet the validity of the practice, leading quite always to recovery, was acknowledged in every research.
Various studies and researches about Tarantism demonstrated that Tarantula wasn’t related with illness, as its venom couldn’t cause that symptomatology related to mood illness as anxiety and depression, bounded to the relational sphere of subject: precluded eros, personal unsatisfactions, working stress, difficulties with social integration, and so on.
In my opinion all the researches and studies on tarantism did not succeed in giving sure answers because the argument has always been considered in its single parts – ill, spider, poison, therapy, hysteria, and so on – and not as a true community – patient, relatives, familiars and music players – aiming at well being; in my opinion the fact that this result was always achieved is the secret of the longevity of tarantism: the resolution of the case. Considering this aspect, Tarantism has to be promoted as a natural philosophy of life, purged by psychopathological and etiological prejudices that don’t give enough merit to the therapical event through sound, rhythm and dance, which is the purpose of modern music therapy.
A scholar who studied tarantism as a whole, without any prejudice, giving a very interesting interpretation of it, from the point of view of music therapy, was the ethnologist Ernesto De Martino in his masterpiece entitled “ Land of Remorse”. After a series of inquiries, he defines the phenomenon as follows “….Tarantism was first observed in the temporary ethnographic abstraction …at this stage the selected hermeneutic perspective of tarantism was verified as an institute and not as a disease. It was proved that the connection with forms of latrodectismo was occasional, and that the phenomenon could not be identified as psychic disorder. At the same time a well defined symbolic, culturally conditioned autonomy of the phenomenon was revealed, that is its mythical and ritual horizon of revival and reintegration in crucial moments of man’s life, particularly during the crisis of puberty with the conflicts and the precluded eros of the adolescent ”.
The mythical and ritual horizon of reintegration foreseen by De Martino is nothing but an evident trace of the ancient alliance between music and medicine that the ancient citharists-doctors of Puglia inherited from Pythagorean culture.
This Pythagorean message about healing music was so strong in Puglia that this therapeutical practice was granted in Tarentum even to those who couldn’t afford the treatment charges, just as told by Kirker in the XVII century “as a matter of fact the players of Tarentum … used to heal by music even in their capacity as public officers (that is salaried workers) to help the poors and relieve them from expenses.” (Musurgia)
So Tarantism would have its origins in the Pythagorean cuture which gave great importance to music as the life giving element of human being, and even as the regulator of the cosmos in the idea of Love – Soul – Harmony.
“ The Pythagoreans not only theorized the healing effectiveness of music, but were catharsis agents too. Pythagoras himself put into practice healing music and so did Archita Aristosseno and Clinia from Tarentum. People who were suffering from sciatica used to go to Aristosseno’s…..he was able to heal the excitement caused by wine too. As concerns the moral sphere, he thought that the aulos (ancient double flute) and the lyre were particularly efficacious in moderating loose morals and safeguarding the good government of the town. Then, in Pythagoreanism, the cathartic use of music concerned the pathos sphere in its threefold meaning, the psychic, the somatic and the moral one”. ( E. De Martino – La Terra del Rimorso)
According to the school of Ontosophia of Dr. Palmirotta this hypothesis gains a meaning of even more importance as there are – in the therapeutical practice leaded through art, music and philosophy (considered as mother of every science and art form) – very ancient origins and similarity with the Orphic-Pythagorean culture that spreaded through the entire Magna Grecia area, and particularly the city-symbol of this culture, Taranto, that in fact gives its name to Tarantism and to the Tarantella itself.
Pitagora philosopher, therapeutist, mathematic and astronomer, maintained that the entire creation was based on armonic proportion and that the way of knowledge and wisdom for humans went through the consciousness of those proportions.
To be at unison with universe with the armony of spheres.
Music was the main method in order to activate this self-consciousness and to obtain mind progress in humans. Thanks to music and all its components (rhythm, melos, dance, etc.) humans could reach the ecstatic condition that allowed them to vibrate at unison with gods.
Religious cults of the most ancient mythological gods,
Apollo, Demetra, Dionisio, Eros, Pan, etc., always contained various musical performances.
Gods themselves are often represented in ecstatic poses bringing musical instruments… for example Apollo holding the cetra, Demetra with the frame-drum, Pan with the panflute and Dionisio with the aulos.
The equation ecstasy-comfort is a foundament of theory-practice of Psychosomatic and Umanist Ontosophia.
The main dynamic that brings to the healing of the so-called “tarantulated” has to be found exactly in the reaching of ecstasy thank to sounds and rhythm made by musician conscious of doing this therapeutic practice.
We could in fact see a healthy-intuitive-primitive concept of intentionality as dynamic motivation of Psyche (individual and collective) in Love (eros) with the Living-Nature.
In the purpose of enforcing and proving in a scientific method these origins of Tarantism – not recognized by everyone – I started to visit museums and archaeological spots in order to research and collect images from the past which could prove this historical relation.
The results of this research, which is still being done, are amazing and the material collected till now – about one hundred diapositives – is exemplifying and corroborant the ontosophic idea of Eros and Psyche as engine of roots of western culture (and from this, of any authentically human culture).
Paradoxically these origins of Tarantism haven’t been thought of and recognized by many of those who studied the phenomenon, which so has been dated to medieval age, and even De Martino agrees to this thesis, despite the fact he has found some similarities with some rituals of the ancient Greece (oistros and aioresis) and an analogy so described “…about the musical cathartic we must remember how the pythagorean tradition of correspondence between musical harmony of cosmos, the musical harmony of soul and body and the music obtained with human instruments went in medieval age through De Musica of Boezio…” cause he hadn’t found literal testimonies regarding Tarantism dated before the 1000 a.d. (the most ancient document related to musical exorcism of those poisoned by tarantula’s bite is the papal Sertum De venenis) .
If De Martino had examined the collection of archaeological items of apulia’s pots of Iatta of Ruvo in Puglia, surely he would have found in the images what he hadn’t found in written text.
The research I’ve done with the ermeneutic perspective originated by humanistic and music-theraupeutic studies has leaded myself to research in the images, coming from the ancient past, those proves that could testify the hypothized origins of Tarantism.
It’s amazing in fact the big quantity of ritual and mythological scenes related to music and expecially to Eros and Dionisio’s myths represented on vascular exhibits found in Taranto and in numerous necropolis of the ancient Messaphic and Peucete cities such as Rudie, Roca, Egnatia, Mesagne Conversano, Bitonto, Altamura, Ruvo, and dated back mainly to the IV century b.C. , a period in which the Pytagorean Taranto of Archita made many commerce trades and cultural exchanges with the local populations.
The high number of ancient pottery laboratories, found in the archaeological spots, testifies that those pots was locally produced and that the choice of representing those myths wasn’t a case but it pointed customs and believings of the society of that period.
Malinowski’s theory affirms that myth and rituality related to that, represent a sort of “license” of social institutions that legitimates customs and believings of an entire society.
The relation is completed by the visualization of diapositives representing the above-mentioned images.
Rocco A. Stano
Francesco Palmirotta: La saggezza dell’Essere Psicosomatico
L’Ontosofia Psicosomatica è una scienza psicofilosofica di valore terapico che presuppone il fatto, l’atto della coscienza nel sapere il proprio essere-umano, costante potenziale di benessere psicosomatico.
Di solito nella terapeutica tradizionale si nega questa coscienza e si relega il paziente malato all’aspettativa dipendente di un altro, di un evento, la guarigione, che può accadere solo con l’intervento, l’aiuto di una seconda azione diversa dalla primaria potenzialità agente dell’individuazione ontico-esistenziale umana.
Un concetto riferibile alla scienza fisica, proprio dell’Ontosofia Psicosomatica, è la Sfera d’azione. Per Sfera d’azione si intende l’intenzionalità creativa in senso psicobiologico dell’Essere universale: cioè quando attraverso tutte le possibili interazioni dei campi energetici (di energie conosciute e sconosciute, visibili e invisibili) l’Essere fa accadere l’evento di coscienza psicobiologica sana o elimina e trasforma ciò che non è ottimale in senso psicobiologico.
Il campo d’azione psicoetericobiologico è il medium fondamentale della Sfera d’azione ontica che si precisa nella sua forma ottimale di accadimento esistenziale senza tralasciare alcun particolare universale nell’evento. Tutto coincide. L’equazione di Einstein E=mc², l’ipotesi quantistica di Bohr, la realtà dei buchi neri e bianchi, le teorie degli universi paralleli sono tutte intuizioni, formulazioni fisico-matematiche che tendono a spiegare la coincidenza di una sintesi intelligente nella materia, materiale o immateriale.
Il punto di vista gioca il ricercatore nella conoscenza del continuum ma la realtà è rotonda, è sferica, una in tutte le forme particolari e tutte le forme la costituiscono insieme. Ogni forma, che sia granello di sabbia o pianeta coincide in senso ottimale la propria concrezione universale oppure finisce e muore, o si trasforma e cresce, in questo senso ottimale, in una omeostasi di benessere, di salute (se è un organismo o un intero sistema sociale insano); in un equilibrio statico, atomico e subatomico (se è un atomo di materia instabile); in una forma vivente sempre più vigorosa e sana se coincide oltre le condizioni sfavorevoli il suo istinto intenzionale di vita. Tutto questo è espressione del continuum della realtà che io vedo come sfera d’azione.
Ritengo opportuno enunciare questo concetto perchè sembra che manchi nella scienza razionale una concezione che possa sintetizzare tutte le varie percezioni, intuizioni dell’Essere o la più profonda deiezione-concrezione dello stesso nell’io umano; un andante che possa togliere definitivamente ogni velo, ogni ostacolo o problema che frammenti apparentemente il continuum esistenziale nella intenzionalità ontico nucleica al fine di creare una coscienza che finalmente sopraggiunga il ritorno dell’essere vivente in se stesso.
Esemplificando in un’immagine è un bambino che tende la mano al cielo e raccoglie l’acqua in terra semplicemente sapendo che è una nuvola. Allora il compito di ogni terapia autentica è riaprire la percezione della coscienza alla visione dei campi energetici che sinergicamente tendono a realizzare la coincidenza della sfera d’azione intenzionale ontico esistenziale.
Il terapeuta di qualunque scuola o di qualunque professionalità ha il diritto-dovere di formare questa coscienza di ontosofia psicosomatica nell’uomo (cliente) e per l’occasione di ritrovarla in se stesso.
Prima di tutto, di ogni tempo, di ogni codificazione, l’etimo della parola coincideva con il senso dell’essere psicobiologico. Oggi questo coincide con la definizione del gruppo che più ha potere di mass-media (questo accade per molte cose).
E’ il caso della parola psiche-soma e terapeia.
Negli USA psicosomatica è il riduttivo di una nosologia per poche malattie.
In Italia, negli ambienti di sana e seria cultura filosofica e terapica la psicosomatica è quella forma di conoscenza prassica che abbraccia tutte le radici della patologia e dinamicamente le risolve. La soluzione del disagio psicosomatico dipende dalla concezione energetica personale circa la terapeia: dalla capacità di concepire l’energia psicosomatica. Questa capacità non è ascrivibile ad un titolo accademico o di scuola terapica bensì oltre a quello ad un dono naturale e all’atto della coscienza operativa, la saggezza clinica che amministra questo dono. La sfera d’azione di una siffatta saggezza è fisicamente vasta perchè è psichicamente e onticamente aperta alla coscienza del terapeuta.Il progresso di un singolo caso o indifferentemente dell’intera comunità, dipende unicamente da questa coscienza aperta costantemente nell’Essere psicobiologico. Questo è il motivo per cui nella estrazione disciplinare si riconosce alto valore al singolo caso clinico. Il concetto di base è che studiando un singolo caso risolto si possono capire e risolvere tutti gli altri casi simili. Nel caso dell’uomo questo è naturalmente possibile per il fatto che già l’organismo umano e la psiche umana hanno leggi di funzionamento (funzionalità) e azione, naturalmente comuni in tutte le razze del pianeta, al di là di tutte le socioculture.
Naturalmente è così, ma, nella coscienza di molti scienziati e di altrettanti uomini, la concezione della psicosomatica e della terapeutica manifesta spesso e volentieri, conflitti di capacità personale circa lo stato dell’energia individuale.
Illustro il caso di un medico con esperienza pedagogica e psicoterapica che per un certo tempo restò in training presso la mia scuola.Questa persona non capiva la “ridicola” concezione della psicosomatica da me proposta alla comunità scientifica. Il suo dilemma personale e la sua critica nei miei confronti si rivelava nella concezione meccanicistica di usare comunque il farmaco in psicoterapia. Mi spiego meglio.
Io asserisco che l’autentica psicoterapia non deve adottare la farmacologia altrimenti non è psico ma farmacoterapia. Per questo medico, invece, i farmaci sono necessari.
Però nella mia prassi clinica io lascio libero il soggetto di usare i farmaci mettendolo altresì al corrente del mio punto di vista.
Questa può sembrare una contraddizione nelle prime battute della terapia ma per me diventa una “conditio sine qua non” nel prosieguo delle sedute quando il cliente dopo aver ripreso la capacità personologica di usare la propria psicoenergetica, insiste nevroticamente e infantilmente ad assumere farmaci. Allora io smetto di fare psicoterapia con lui.
Questo è etico ed è professionalmente ed innovamente valido secondo la mia visione. Significa per me che un paziente di questo genere decide di considerarsi un aggregato solo materiale e meccanico: una sorta di bidone da shaker dove l’intelligenza psichica non ha più senso. Si capisce bene che questa è un significato in sè per sè mentre ha un significato contrario il tentativo di abiurare la propria e l’altrui (quella del terapeuta) intelligenza psichica da parte del paziente meccanicista. Io terapeuta ho il diritto a quel punto di scegliere se continuare o interrompere la cura, le mie prestazioni nei suoi confronti.
Personalmente, se questa condizione e concezione meccanicistica s’irrigidisce, Io prima manifesto l’idea di smettere poi smetto realmente.
A volte è il paziente stesso che smette e in tal caso sfugge alla sua coscienza di valore psichico e rende a me il favore di dedicarmi ad altro valore senza perdere tempo.
Vorrei citare l’esempio di una paziente che è ritornata dopo sei anni imbottita di psicofarmaci; aveva smesso la psicoterapia a causa della sua resistenza meccanicistica alla propria concezione psichica. L’ho ritrovata peggiorata a soli 33 anni con la possibilità di aggravamento cronico definitivo.
In Italia come in molti posti del mondo, genitori, educatori, medici, psicologi, psicoterapeuti e gli stessi pazienti, quando si presenta un sintomo psicosomatico (ad es. mal di testa, mal di stomaco, ecc.) fanno una grafia (eco-radio-tomo) del corpo e in seguito affermano “Non è niente”. In italiano l’affermazione contiene la sua negazione “è qualcosa” e questo è molto significativo dal punto di vista della scienza psicoterapica perchè significa che l’individuo-sistema riconosce il sintomo psicosomatico come contraddizione nel termine dell’orizzonte individuale sistemico; riconosce la schizofrenia psicosomatica e psicosemantica dell’uomo in se stesso; ma non la sa curare, non sa uscire dalla condizione schizofrenica dell’energia psicosomatica. Questo fatto scientifico e quotidianamente acquisibile nella normosocialità è tale in tutte le culture umane.
Per un chiarezza ulteriore cito un’esperienza di vita tra tumore e schizofrenia così come è accaduto in una seduta. Cliente: “Adesso che mi dici questo, mi viene in mente ciò che mi disse il chirurgo dopo l’operazione di asportazione del tumore benigno dalla testa: «Signora, questo tumore potrebbe sicuramente avere 25 anni»”.
(Io le avevo parlato della possibilità che il suo episodio schizofrenico potesse essersi somatizzato.)
La paziente 25 anni prima aveva vissuto un forte disagio psicotico con allucinazioni e stati depressivi. Una parte della sua psicoenergia si era scissa nell’allucinazione di un fantasma che vagava per la casa. Un uomo che lei vedeva sempre di profilo e non la degnava mai di uno sguardo.
Questa entità scissa della sua psicoenergia simbolizzata extroflessa e non coscientizzata (rimossa nello psicosomatico) si sostituì in tumore benigno quando le cure psicofarmacologiche operarono la rimozione degli episodi psicotici.
In terapia mi porta questo sogno: «Mia madre e l’uomo di religione musulmana seduti parlavano tra loro. D. (il mio attuale compagno) ed io in piedi. D. mi prende il polso e mi costringe a camminare bocconi. C’era molta nebbia, mi trovo a procedere carponi su di un prato. Ogni tanto mi fermo a bere la rugiada, vado verso un punto dove un alone solare di luce è ben presente sull’erba. Devo entrare, arrivare. Mi sveglio senza riuscirvi.»
Questa persona nonostante l’operazione chirurgica di alcuni anni fa contina ad avere forti dolori alla testa. Ha una forte resistenza razionale verso la concezione psicoenergetica di se stessa. A queste condizioni, ovviamente, qualunque terapeuta direbbe con me “la prognosi è riservata”.
Infatti questa persona che fugge se stessa e la psicoterapia sta rischiando nichilisticamente la sua vita.
Il suo sogno lo dice: non riesce a raggiungere il sito solare entro se stessa.
L’Ontosofia Psicosomatica parla attraverso l’intelligenza onirica e indica la via da fare per riuscire felicità nell’esistenza. Tutte le situazioni della vita individuale ad ogni angolo di esistenza, ad ogni svolta, sono occasioni semplicemente per essere di più.
L’io può scegliere in armonia con la saggezza psicosomatica la sanità, la riuscita, la felicità ancora possibile. Questo esige la scelta della propria concezione psicoenergetica e quindi la psicoterapia presso un autentico maestro in un primo tempo; poi la psicoterapia autoeugenica.
Lo psicoterapeuta autentico deve guidare maieuticamente l’Essere psichico represso e impedito dando contemporaneamente all’Io-cliente le coordinate storiche dell’azione repressiva e rimossa del sistema alienante dentro lo psicosomatico.
Una volta emancipata l’egoicità ontico-nucleica l’ex-cliente può continuare da solo la psicoterapia con la ripresa della propria capacità autoeugenica.
BIBLIOGRAFIA
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– Hawking S. H., Buchi neri e universi neonati, Rizzoli, MI
– Heidegger M., Essere e tempo, Longanesi, Milano, 1976.
– Hobbes T., Il leviatano, Laterza, Bari, 1990.
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– Untersteiner M., Parmenide, testimonianze e frammenti, bibl. di studi superiori, Vol. XXVIII, La Nuova Italia, FI, 1979.
– Weber M., Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino, 1993.
Francesco Palmirotta: The meaning of pathology of great men to improve consciousness in mankind
The psychotherapeutic work needs coherence between research and facts, scientific autonomy and wellbeing realized, art and life.
According to this coherence, we want to make evident how many great men have had some psychosomatic problems and difficulties in family relations, with consequences instilled in their so called “creative” production.
Many untouchable great men are also the fruit of an untouchable alienation of the system. A well protected sistemic schizophrenia also runs or has run inside them. My purpose is not to attack great men’s ingenious contribution to human progess, but to eliminate an alienation they didn’t consider and which is passed an to mankind, beyond their life, not seen and hidden, sometimes, by their own ingenial work.
In my opinion, only a philosophy meaning love of real wisdom and an authentic practice in restoring the psychosomatic wellbeing can permit us to enjoy what we earn, our children, nature, scientific discoveries, the pleasure of living….
Someone may think it is disgraceful, if the myth of the great genius is dealt with scientific analysis, but it is certain that the human being’s conscience that constantly develops in one’s own well-being light, desires the “essential” from every historical individuation. The word “essential” means, from a scientific point of view, the exact contribution to human progress, to the psychic, psychosomatic and concrete well-being: something that extends beyond the limits of knowledge until a hypothetical1 and real coinnection with the intelligent being.
Resolving the historical impasse in human progress derived from fixations in thought and acts of the geniuses, indicates the possibility to obtain a new development of the meaning of creativity. What we, generation or intelligence of the future, would like to know is: will the “idea-action” of a creative man produce well-being or malaise with the passing of time? And more: when or how much malaise and when and how much wellbeing?
Every “idea-action” that is considered creative should be studied according to a “cost and benefit” standard, beginning from the author’s first steps, releasing it from the depth of the non-existence or the noumenal reality where it is only a seed or possibility.
If music, art and philosophy of some men determined a decline and aberration in the sociopsychologic and physical field, why should we continue to consider them “creative”? Well, maybe as in a consequence of a sociocultural stereotype, we are more attracted by all those famous, important people, well known individuals than the anonymous small-great individuals. And how many of these anonymous or minor figures, really, contribute to support or destroy genius? For both of their health, isn’t it better to distance from those easy advertising media fixations? Some ask themselves, if what we call progress is real. This is a question that we all should ask ourselves, without assuming a drastic position.
For example, has discovery of the atomic energy, in this sense, been paid too dear or not? Who could have forseen the price to be paid for this discovery? And are we supposed to count it among the creative “idea-actions” or not? With sorrow, a great physicist told me that all the modern physics wad done was to create the destructive power of the atomic bomb.
Moreover, is the idea of producing something at all costs, an idea as old as the world, a creative “idea-action” or not? Doesn’t the overpopulation in some earth environments produce more problems, malaises, than a good education to the project of intelligence which grows?
Gardner reports this statement of the immunologist and Nobel prize winner Peter Medawer: “That creativity is beyond every analysis, it is a romantic illusion from which we have to free ourselves”.2 But to me it seems that he doesn’t catch the meaning and importance of some relationships between psychosomatic malaise (emotional frustration, obsession, etc.) and the damage that the image imposed by the genius in the socioculture has determined in terms of the impasse of intelligence in the wellbeing and authentic progress of humanity. Hillman is clearer when he says: “We need the biographies of the great men to understand ourselves and others”3. But today many people still have deep childish respect for the genius and masters. They are not able to see the hidden pathology or they don’t have the courage to see the damage and price paid by humanity and also by the genius himself, as an individual, in developing and perpetuating a science or art program that often, after many years, reveals itself against-life or manipulated by a process of rationality already schizophrenic at its outset.
According to our hypothesis, this can be read in the biography of thought and in the psychosomatic life of many great men, confused with the positivity of his ideas-actions.
In the Academies of Art or Science no one asks themselves anymore what their aims are, what happens and what are the effects of some ideas, inventions in the users psychosoma.
Stendhal’s Syndrome4, for example, can exemplify the meaning of a negative dynamic, that begins with a work of art and destructively instills itself in the user-consumer. Without exaggerating, iconoclasm could positively mean the need to free oneself from the images in order to grow up and give birth maieutically to one’s own Real Ontic Ego, contrary to a system that virtualizes the human ego, instilling malaise and alienation in the psychosoma. If we understand this fact, we can choose pictures to hang up in our house, avoiding, first of all, the products of the insane. This, however, doesn’t mean that the sense of art of the true human beng is reduced.
The devil and schizophrenia can be the same thing: a reductive projection of the human being made by an intelligence that alienates the natural psychosoma and hides itself very well in the human millenary civilization.
It is well known that Picasso refused to talk about death and recognize other people’s death, even though many tragic events happened around him.
“Picasso identified himself more and more with the Minotaur, and he wanted women to sacrifice body and soul for him.
His first wife, Olga, went mad and died in 1955; the most carefree of his lovers, Marie Therese Walter, hung herself in 1977; the most intellectual, Dora Marr, suffered from a nervous breakdown. His nephew committed suicide by drinking bleach when he was forbidden to attend Picasso’s funeral; his second wife Jacqueline, whom he had married in 1961, shot herself the night after she had exhibited her personal collection of Picasso’s artistic works.
Mary Gedo said Picasso was “crazy about tragedy” and she says that he was particulary attracted by frail women and that he never left them until their lives ended in a tragic way.
It is unthinkable that he could be innocent (…..) Picasso also made his male friends suffer very much.”5
Is it possible that Picasso’s pictures produce a psychosomatic destructivity? One thing is sure, that the images immediately transmit positiveness and/or negativeness. In what part of the human psychosomatics do Picasso’s pictures strike with their destructivity? How many generations will be influenced again by that deadly intentionality sedimented in colours and images?
If we consider Picasso’s statement: “Every child is an artist, the problem is how to remain an artist once he grows up”6, it seems to highlight a projection of himself: his child being knows the meaning and authenticity of art as a guide for the human soul. The problem is that such a quote has been raised by the dark in which Picasso has compressed his authentic being. If we consider the events surrounding him, it could be considered the last call of his creative child being. The fact is that also his life and work, both demonstrate evidence of his pathology.
It is difficult to criticize such a great artist as Picasso, who is considered a great creative genius, but it is correct however, that each of us begins to ask ourselves (and as yet there is no appropriate research available on this subject) if creativity is not even a paradigm that is wanted by the marketing system present either in the physical or artistic field. It is a question of doing research on what is the real creativity, what are the ways that produce it and what is the criteria that will discriminate between those images that produce creativity and those that produce destructiveness, psychosomatic, relational malaise, schizophrenia, aggressiveness, murder, drugs and cancer ……
Not having the courage or intelligence to criticize the great master, it could mean that one could be absorbed by a system of schizophrenic and antihistorical intelligence that does not want real authentic human progress from the present to the future. One must have the courage to spak out and not to remain in silence7.
I master, I psychotherapist, when I meet a client, a child, a friend, I must wonder: do we get on well together? Do we produce our psychic, physic good or do we get angry, do we hit out? Have we a head-ache? Do we suffer from stress? Owing to this psycho-organismic criteria, after we can speak about love, soul, good, art, wisdom, about everything.
When one sees things that contrast with the eternal living being, it is important that he who sees and knows, even if he is the only one, such as a scientist, wise man or visionary, he must declare that he had noticed it, so he can avoid falling from his own vision-act and that the authentic future intelligences fall with him.
It is certain that the genius (like every man) elaborates the culture of the age in which he lives and contributes to his creative development, in so far as the social-environment, as ontic-exsistential conscience, allows. All this is mediated in the body-psyche sphere of the ingenious individual, it becomes part of his chemical and psychic metabolism and consequently he expresses what he lives in his psychosoma.
Etymologically “genious” comes from the Latin “genere-gignere” (to generate – to procreate) and it implies, a spiritual aspect, therefore psychic, of the human being. If for example, we consider the expression “genius loci”, that is to say the intelligence the guardian spirit that lives in a place, we mean a psychodynamics of wisdom and knowledge of the real that incarnates in a preferential individual with ontopsychosociogenetic attitude and realizes the progress of the humanity which is living there. Many times instead, a dream that one of my clients had can come true for many individuals. In the dream he lived in the year 5000 and he had two brains, one computerized and the other one natural. In this way, the system controlled mankind, determining energetic, socio-economic and psychosomatic (disease and partial health) decompensations.
Some clients, for example, come to psychotherapy with an evident degree of psyche-soma split (they don’t know how to recognize their proprioceptive sensations or they are afraid of them) exactly as if they were two people in one, two bodies in only one! This makes us think of a virtual, extraneous corporeity, in the manner of Sartre’s speaking8. Already there are artists and people who live, trying to propagandize the cyborg, that is the man half flesh and half machine, therefore this dream is probable.
The dream of another client confirms this aspect. The person dreams that she has two stomachs, a maternal and a paternal one, next to her body, near her stomach. When one of them moves in her body, she begins to feel unwell and queasy. The person is aware that in her, on one side exists a visceral intelligence, on the other a virtual reality that acts inside as well as outside. The wiseness of the dreamlike intelligence9 can diagnose this. The fact that there were two stomachs, one paternal and other maternal, makes one think in freudian terms that a Super-Ego both paternal and maternal, interfere with the visceral soul. I do not believe that this is an adequate explanation. I think that there is something more concrete happening.
The dream represents the event of a hologrammatic synchronicity mediated by super-luminal energies in a harmonic-universal sphere of action. I say this because the experimental evidence of Dement C.10 who proved that the deprivation of the REM phase made the cavies die in laboratory and strongly troubled the personalities in human subjects to the point that the interruption of the experiments was decided.
So the dream, even in its imaginative appearance of futility or not real sense is a synthesis of photonic and also superluminal energy as some experiences of phenomenological synchronicity demonstrate, among them, the most relevant is that experienced by the same Jung himself about one of his patient’s suicide. Jung dreamed that the patient went to see him and this was accompanied by a loud bang.11
The dream can be the condensation of different forms of intentional projection from the universe of the spheres of action. In my experience I distinguish three forms of projections: 1) that one coming from a sistemic virtualizing alienation; 2) the one redundant and reflective, multiplied by a sistem of virtual reality overfilled or seized up or in energetic black out for lack of semantic significance in the living terminals; 3) the creating or demiurgic projection from the ontic-existential human reality (ontic ego) in the act of coming back or creating the psychosomatic sense (engastrimytoi, daimon, soul). Each of these projections is recognizable by the peculiar way of contact-frequence-interference in the proprioceptors of the whole organismic.
Rarely we have an awareness of our viscerality, usually we are only aware of the cerebral centre in the frontal zone, which is the part we use for our banal daily activity and exchanges, and according to the neurophysiologists is enough for all daily actions that we need to carry out. We however do not have awareness of all the visceral soul, this is not only regarding the stomach but all that vibrates in, as conscience and psychic intentionality inside the organs (the viscera are more extensive than the brain matter). Usually the majority of people delegate to the brain the function of conscience, value, and instances of greater intelligence; instead, we are now aware that the body, in a positive or negative aspect, many times demonstrates the existence of its own intelligence (other than celebral) that operates also during the conscious life.
Therefore our paradigms must be eliminated if they interfere in our psychosomatic life, in our love-soul being, in conjunction with our eco-system.The virtual reality is an example of the schizophrenogenous alienation in the psychosomatic corporeity and it means an interference by telehologramatic induction, acting through unities of telematic frequences with a technological solution. The virtual system, through the medical or psychologic mechanism, formalizes a hologram of the organ and transfers it into the human’s own body. This system of schizophrenia in the body has been built during the centuries by and in mankind and simply aims to make the body mechanical and to dispossess the individual himself of his own capability of being “entelechy” soul-body.
The word “entelechy”, so significant with this subject, has been substituted by the term “psychosomatic”, which in turn has been substituted in DSM-IV12, from a “somatic” word, as if we need to go out of the sense of soul-body, as if we need to go towards the physical field. These are very important courses in order to demonstrate how in human civilization a mechanical intelligence exists, that can take effect against, and tends to bring out the sense, beginning with words. Words, like images, that take the sense and the non sense; it could be that a meaning is not given to a dream or that a film is not criticized from a psychical or psychosomatic point of view. A statistical method of investigation on which we can base this, still does not exist. And usually we don’t ask spectators: “Did you feel well or not whilst you were watching television?” or “How is your stomach, your heart, your head after watching that film?”. In general, we speak only about things such as “What did you think of that actor? of the film script, of the colours?” We never ask “your soul, your body, how are they? Your psyche-body, how is it?” Behind every film there is a projective philosophy; of consequence, what arrives to the public is the result of positive or negative intentionalities through it. Only someone knows the effects and have been studing them, and there are only a few experts at an international level (for example Bandura), they can do something in terms of redefining the vital conscience.
If we remember Heisemberg who said that in the fantasy and images there is the ulterior progress of the physics, we can better understand the importance of the autogenous, autopoietic work (I could refer to Maturana) of the images; we can understand better the importance that each of us refinds by himself his own im-ago.13
The word “sophia” had an analogous destiny as did the word “psychosomatic”. In the philosophical dictionary14 about the word “wiseness” an interpretation only in a christian-catholic sense is given. “Wiseness”, as a word, did not evolve from the old testament but from the ancient indo-euopean language and probably from well before. It really evolved from human nature on earth. Not from the bible or the pitagorical school derives I know who I am, because this awareness is born from the fact of I who is born, from my wellbeing, from my well that is doing, from being I, good and fertile now. It doesn’t derive from a book, for as much as it is sacred. If we consider the hypothesis of who had been the first to write about wiseness, we can move in to the night of the times. We do not need to ask who was the first to write it. Why propagandize, therefore, only one version and not the importance of the fact that the criterion of the truth, of the wiseness, of the reason is referred to a here-now act of psychosomatic wellbeing.
The psyche-soma disconnection is carried out by systematic conditionings during the years (the first 20)15 in which the human individuation is subjected to adult dependence, already disconnected in one’s own body. This doesn’t mean that the institutions are negative for the ontic-existential individuation, but that it needs an essential freedom to give its best to the social being. In this sense, in the institutions there is no practice of the humble listening of Man’s Ontic Inner life.
When “Dante Luce Interiore”(“Who gives inward light”-Socrates daimon) has been replaced by an entity that doesn’t belong to the proprioceptive identity of the human subject, then the schizophrenia of the master’s images is prevailed. This has emptied the sense of the ontic proprioceptive reality and, in the name of a God out Man, has prostrated the human being to a virtual hologram (alienating) of the soul. No god external to me! This should be the humble commandment of everyone who looks for the truth of ones own Master Light as God living in himself. On the other hand, who ever saw or met God? Who has the courage to be god for others?
“It is very difficult to explain this religious-cosmic sentiment to someone is deprived of it. It has marked the religious spirits of all ages; it doesn’t know either a God like man or dogmas, and churches cannot found their doctrines on it. In my opinion, the main function of art and science is to awake this sentiment and to keep it alive in those who know how to receive it”.16
All humanity is still a child inside or maybe has a great deal of its own Being remained child. A child that was hurt in his soul and that wasn’t able to rebel or shout: “That’s enough!”, or if he did it, he wasn’t understood; and it is very strange how this anger becomes revenge or distortion in human civilization, through the great geniuses, who wrecked the common horizons of the standard intelligence with their deflagrating creativity. Jesus died because he had to clean the sins of humanity but they didn’t finish; it didn’t work, and the humanity of that age, killing God’s son, had deprived itself of many years of Ontic value teaching. This happened also with Socrates, Pythagoras and many others intelligences, masters of mankind; why didn’t these intelligences want to escape death or malaise?
Buddha suffered to consent the lighting of conscience and to eliminate pain, but the Karma of humanity is still strong today. Two thousand years of religion didn’t help to eliminate this malaise from the soul or from the body; and I don’t believe anymore that this malaise is part of God’s game, because I consider God, any god, an intelligence who doesn’t want or doesn’t create malaise. It is incredible how the mistakes of some choices of the so called human progress, are understood after the disasters that it produced and still produces. But it is difficult to distinguish if the proliferation of human lives, who do not have either food or benefit, is evil as much as a war or a nuclear disaster. One thing is certain: both some choices of nuclear physics and the ideas of a sectarian and homicidal religion are always the results of theories, circuits, and dogmas, that are triggered by few elements and decide the fate of the entire human race. Certainly, the person who discovered nuclear energy couldn’t imagine that it would have killed a lot of people; in that period, physicists did not believe in fantasy and could not see beyond the thickness of substance17.
All theoretic systems must be abandoned in order to permit the experience of the psychic-act, that is to abandon everything that is alienated and to open the reality of the individual soul in the universal being in order to perceive the physics of the true psychics in the human thought.
In the true psychotherapeutic relationship, this interiority is first of all a reciprocal psychosomatic sophos and not only brain logic: the therapist and his client must work together to realize constantly this aim, that isn’t only an instinct of pleasure but also existential must being, therefore an ethic function for humanity.
About the intentional difference between Logos and Sophos, a lot may be said beginning from the religious or laical ideologies that from time to time elected in history the Logos as first principle and relegated the Sophos to a rational surface, but in reality the wisdom of the Being was born before its word and however it guides the action towards the aim.
“In the beginning was the word and the word was with God”18. This could be a way of saying of a religious school and not the act vision of the real Being that does not consider words as terms of reality but it accomplishes the wellbeing in the wisdom of self-consciousness (SOPHOS).
Deepening epistemologically the aspect, we can begin to verify that the term sophos, as a psychic energy, intentionality of the living being is born in the culture and history before Logos, and it has more significance and is more radically cosmic; nevertheless it has been removed and deprived of its vital sense. It was instead the “logia” (and almost certainly not the “logos”) to evolve and have relevant importance in the culture, science so as in the therapeutic relationships and not.
Remaining in a clinical circle, if we really want to do something for mankind, we must first observe the scientific law of “it has happened to me or it happens to me”; to be precise, I refer to the subjective transcendental phenomenology intuited, but certainly not experienced by Husserl in a clinical psychosomatic context. To have the courage to express one’s own faculties or experienced universes, to escape the prejudicial occultism that is projected onto us by those kind of scientists that see the methodology of scientific research as an exclusive mechanism, superior to the natural principles of man, it is only possible with a scientific mind trained to catch the various intentional changes of the psychic sphere in the body.
The evolutive principle of human intelligence imposes upon us a methodology that is “the way beyond” (metà odòs, gr. meta odoV), an overcoming of what is already acquired in order to obtain a maieutic real sense of the human being. We must find again, the authentic etymon of method like the way beyond the knowledge that has already been acquired inside ourselves as knowing subjects. While during the normal acceptation the word method is dated back to the word “metá odós”, from the Greek (meta odoV) where metá means through or by, therefore the way by which, we propose that metá means beyond; so method is beyond the way, that is already marked and paradigmatic. The difference is slight but still noticeable because in the spoken word the way beyond the already acquired knowledge we don’t approve very much the norms of the objective method, but it opens up a concrete possibility of experience, intuition and subjective contribution beyond the phenomenological fact of a reductionism or systemic banalization of the subjectivity in searching.19.
The wisdom of psychosomatic wellbeing always was and is a coincidental act with the harmony of the living universe. Protagora’s statement “Man is the measure of all things” can’t be applied as a constant referring, for example, neither to planet earth as a sphere act of life’s psychic action and nor to the unknown substance identified around the galaxy M31. But, it always existed, the awareness that the being in itself is a state of self-knowledge, or of sophia (wisdom). Hence the need to develop the intuition of Ontosophia through the philosophical methods of Bergson and Blondel (intuitionism and nativism), corroborated by Husserl’s phenomenological method and by the ontosophic maieutic approach to the psychosomatic reality of the living being. So, in my opinion the harmony between microcosm and macrocosm is recreated. It is no coincidence that Einstein proposes a model of universe “with a finite volume, but without having finite limits; as if the space was the analogous tridimensional of the bidimensional surface of a sphere with a definite area, without that this area had limits that is edges”20. And at the same time the great physicist admits that our mind is not able to understand the harmony of the universe, even if we try to formulate it with our laws of nature.21
All the great men looked for the last or fundamental science (the multiscience, as they said, that Pythagoras possessed), that I mean, as a universal methodology of the human mind usable by science, art and by the knowing: this is the Ontosophic Maieutic, namely the Art of Being, of becoming wisdom in Life.
I believe in the Being from where I see the Being, from where I live the Being. The age of blind faith without the deep ecstatic22 personal experience of the divine has finished and must finish for many others if we want to find the humanity of the ontic intelligence again.
The important thing is to realize a peace-strength, that is a research of the healthy man and ethical conscience of the therapist, conscious of his own problems and capability to resolve them, above all psychosomatic problems, since these are the ones that elect the appropriate therapy, its value and of this or that school.
In order to obtain the sense of science and therapy we don’t need studies and verbose observations, publications, conferences, to know in laboratory the substances, the ways producing dreams, learning, memory,etc. We need a good method producing the finding again (and not only the search) of the truth. A method that is unconventional, exact, ductile, creative instrument for knowing the world beyond the paradigmatic, hologramatic one which we have already known, photographed, recorded, computerized, bombarded. And it stayed scoffing to hide from us the true world of superluminal energies of local and universal realities. And overall, besides the good method, we need the “methodologist” that is, a person who uses the method with the open vision of “all is still possible in this world”.
The true scientists have to distance themselves from those who, while researching, thinks that “all is already said, there is nothing new under the sun”, because he, in front of the superluminal energy, will behave like a blind man and will claim to forge other blinds in order to support the status quo of a demented universe hologrammed in incessant paradigms.
The today scientific method has made the finding of the truth a spiritual abortion, determined the objectiveness in the fear of an unnatural subject knowing: how honest was Parmenides when he said that only the true method leads to the truth and so to the unveiling of the head by the solar girls and so to knowledge of the aeon. In the therapeutic sciences this is absolutely true and cannot be omitted: the true methodologist (the therapist) doesn’t survive himself if he is not total. If you see the life of all theorists in the field of therapy, you will have the evidence: few of them have survived applying to themselves their own theory. We hurriedly have to learn their psychobiography because the hologrammation of “all is already said” quickly urges, in order to smooth over the differential intuitions from the noumenal world of the possible energies.
On the other side, after observing and recording everything, we could doubt about our work if we don’t train the methodologist that is the one who will be able to apply the recovered wisdom of therapeutic wellbeing and so to be an exact tool of knowledge and reached truth: vital coincidence of the ontic intelligent continuum, method and aeon (way for the truth and continuity of being sophos, logos, psychosomatic agathoi – compare with Parmenides and Socrates).
The criteria of psychosomatic wellbeing visibly obvious to understand the homeostatic criteria of wellbeing of the earthly echosystem; why does at one point a cyclone, an earthquarke or a hole in the ozone layer occur? Why does society die? Why is it that the incidence of murder is highest in Swedish, German and Argentine societies? The macroscopic phenomenon of society and of the eco-system could explain themselves, only if we have psychosomatic criteria clear.
To demonstrate this, I bring as an example a great author: Sigmund Freud.
In the article on the journal “Dreaming”, the author argues a neurochimical etiology of Freud’s “Irma Dream” when he says: “I would be curious to see if the adding of propionic acid and a component with a propil rest [as suggested in the Irma dream] would have an effect”23.
To affirm: “Possible mechanism for tumor carcinogenesis from DMNA (Dimetylnitrosamine) contained in the smoke of tobacco” means, once again, to credit the physical mechanism without giving a scientific dignity to the psychic energy. Supposing that there has been a chemical cause about Freud’s cancer, we must recognize to the human psyche a superior scientific ability of monitoring than the echography and tomography, since the diagnosis of the carcinoma happens immediately in that dream and the malaise that would have happened soon afterwards, is foreseen. In the article, one can recognize the precognitive event of Freud’s “Irma dream” but it is correlated to a chemical cause. How many smokers don’t get cancer, and how many others choose more or less unconsciously smoke to kill themselves?24 The cause of the cancer is psychic then it is catalyzed in biochimical phenomenology: because the psyche foresees the symptom, it is clear that the tumor is a jam first psychic and then somatic. Now, apart from this, let’s take a quantity of dimethylnitrosamine DMNA and let’s put it on a pillow: let’s see if it will make us have a dream just like “Irma dream”!
All the illnesses have a psychic cause and component, even if we lost the vision consciousness. Well, here the demonstration, the evidence from the father of Psychoanalys or from the simple unconscious that seems to say: “If you don’t believe in the psychic event as aetiology of the somatic, analize my `Irma dream'”.
In the dream, Irma, the patient, symbolizes Freud’s soul. In his oneiric state he sees, in the client’s mouth, white plaques and grey scabs next to other strange forms that seem to be a nasal cavity. These plaques make us clearly think about leukoplakia areas, namely areas of morphologic and functional changes in the cells covering the oral mucosa that forms a precancerous state. Freud also defined and considered this formation leukoplakia and attributed it to an epithelioma; the whole story began here, Freud’s affliction began in 1923 and ended in 1939, when he died; he underwent 33 or 34 operations in 16 years.
This reveals that Freud’s psychosomatic ontic Ego, unconscious to himself, was conscious of the danger but rationalizes it on the contrary, as an ethical-professional fear or however something outside his psychosomatic. Infact, Freud interrupted the sittings with Irma since he could not tolerate the transferential upset. And here begins the removal of the psychosomatic sense in Freudian psychoanalysis and in the following international psychotherapeutic psychology (both in the diagnostic dream than in the conscious setting).
The ancient diagnostic meaning that all the Greek and Magnogreek (Pitagoras, Alcmeone, Hippocrates, Aristotele) wisdom attribute to dreams, is repressed in Freud’s “Interpretation of dreams”; all the delphic, orphic and asclepic tradition has been walled by non sense.
This is paradoxically weighty if we consider the aim of Psychoanalysis that is to let the Es coincide with the Ego. Probably Freud, heir of an hermeneutic not psychosomatic tradition censored the Greek and Magnogreek wisdom about dream and therapy, as it has been done for two thousand years.25 This Freudian censorship introduced a symbolic apocriphal code in the psychological culture: something that damaged and still damages the real psychic sense of diagnostic tests applied to the therapeutic and also common relationships, because the spread of the psychoanalitic movement. If we think the repression begun during the Roman Empire and with Catholic church, we could consider psychoanalysis only the last ideology repressing the agathoi-psychosoma and its sophrosyne (wisdom).
The fear of ethic-professional implication in the transfert indicates a level of immaturity in the individual in managing the millenary triggers, that are what the system instills about ethics, professionalism, love, sexuality and eros. In psychotherapy love is when a person is well; in our school the discussion of transfert (if the patient should fall in love in psychotherapy and see the psychotherapist as a mother/father figure) is totally dismissed giving back all sense of here-now of the psychosomatic wellbeing; all the rest are of little use, unrealities, less than science-fiction, it is dust! It seems that the only purpose of psychoanalysis is and has been to (free) redeem the principle and pychoanalytic theory from pre scientific projections through the long training, the ritual of little couch, of dreams and associations, things that up to a certain point have permitted a knowledge of the unconsciousness, after a certain period they have snared the psychic knowledge.
It would have been enough that Freud had met Groddeck, who had realized the sense of the psychosomatic, we would have had today, a little more knowledge. His essential and valid intuition can found the wiseness of the psychosomatic being in the human individual.
At a certain point in his career, Freud occupied himself only with the confirmation of a theory that had not a corresponding restoring praxis in the clinical situation. After Freud, psychology, psychoanalysis and psychotherapy, were developed in many schools, but we must arrive at Milton Erickson to relocate psychosomatics but applied to hypnosis, that is the discipline that Freud had left out because it excluded the conscience.
The same things had happened with Einstein for cosmology. First the introduction, the sickness and then the denial.
A certain number of years had to pass before the physics scholar S. Hawking (who was by strange coincidence, due to a severe illness, confined to a wheelchair) with the theory of black holes, revolutionized physics starting with a cosmological idea; the same one with which Einstein was blocked.
If we look at this in the confirming light of Thomas Kuhn, we will understand better society’s basic belief system, the generally accepted categories that define what counts as “truth” and what constitutes “reality”, and how they have influenced for centuries the research and evolution of science and the multiversal sense of reality.
Here, I insert the possibility that the sphere of action of the Psychosomatic Ontosophy that takes again the ancient astrophysical concept of the harmony of the spheres from Magno Greek philosophy can rebuild the modern sense of the Micro-Macrocosmic Harmony between individual being and universal being because it represents the real vision through which I move within the therapy circle. It is inspiration of the therapeutic relation in which, in order to heal the entrance symptom a movement of atoms, proceeding between the two psychic corporeities of therapist and client, happens.
Sph A = E . I= P H26 . This formula works with my clients in therapy and, because the psychic and psychosomatic symptom is blocked energy, it has a physical importance, it is pertinent to physics.
So the above mentioned formula can have corollaries for the physics as it happened about the synchronicity of Jung. If you consider the modern physicists that talk about obscure substances that keep together the Andromeda galaxy, they are researching these spheres of invisible material that are present in the universe and that there are many spherical formations in the physical, biologic and chemical microcosm. Are they the same spheres of which Pythagoras is said to listen to music?
Let’s go over some events in the life of Einstein. He also experienced family problems. As for Freud (that had known Groddeck and Jung) had sense his illness by dismissing his psychosomatic sense (taken by the next psychotherapy schools) so for Einstein had importance the crisis of his family in relation with the elaboration of his thought and the condition of his health.
In 1917 Einstein introduces the cosmology again in the physics discussion, then he falls ill with liver problems, an ulcer and jaundice: is it possible that in his psychosomatic he suffered a psychic pressure by a paradigmatic system about the physic reality? It is plausible to think that this system doesn’t like to be upset by cosmology (found again in the ancient pythagorean philosophy)27 as a science guiding the speculation of modern physics? And why? Didn’t Einstein also give up the speculation about ether in physics?
If we refer to the 600 Copernican tolemaic disputation (you can think of Galileo’s vicissitude) and to the revival of the ancient natural Pythagorean ideas of the Earth that goes round the sun, it is possible to hypothesize that the actual contrast of the paradigmatic system of the science towards the cosmological speculation of the psychics means an unwilling return to the real ideas of physics, those, normally, intuited by the Greek and Magna Greek philosophers. For example it is possible that the Pythagorean idea of harmony of the spheres is a physical reality, an explanatory sketch of unresolved questions about the microphysic structure of nature, the relations between this and the psychic intentionality of the living being? Is it an explanation about synchronicity of microcosm and macrocosm? Could Bell’s theory and Einstein Podoslsky Rosen paradox be phenomenologies of an ethic sphere that tends to harmony as an organism tends to homeostasis?
On the other side we don’t understand why nowadays physics and psychics are so far, divided and not integrated as in the one flowering of Art and Science during the magno greek period (VI c. B.C.) with the Pythagorean school. It is emblematic, for example, that Pauli and Jung, after their meeting, didn’t join physics and psychics how it is in the natural order of events. Actually, Pauli discovered the principle of symmetry (dynamic) from the pythagorean Policleto (author of canon) and Jung almost reluctantly admits the relation of synchronicity with Archè number.All this without either of them citing the pythagoreans of whom another example of psychophysic prevision from the distant sixth century B.C. (2500 years ago) is shown.
I acknowledge that these are imaginary philosophic questions, but open hypothesis are never sufficient if we are on the way of wledge. Other times I lingered over the possibility that the human faculty of prevision in a psychophilosophic and scientific sense could guide through sensitive minds, towards progress. This happened, for example for the atom of Democritus, regarding the theory of floating continents (see Talete), the sun’s centrality in the planetary system (see the Pythagoreans) and recently Gabor’s theory about holograms that arrived twenty years earlier on the constructions of instruments that produced them.
In 1914 Einstein divorced his wife and the first World War broke out. Is there a connection between the relational malaise of Einstein’s family with world conflict? And why did his son Tedel die of schizophrenia in a psychiatric hospital, the Burgholzli (where both Jung and Binswanger worked, and meditated about the collective unconscious and about dasein analysis)? Why does a son become schizophrenic in the family of a genius such as Einstein? How is it possible that a genius like Einstein who had discovered an unsettling formulae, has faced two unsettling events in his life, the war and those personal events (such as a marriage crisis and the mental health of his son)?
On the 11th November 1940 Einstein wrote a letter to M. Basso: “It is a thousand times a pity that the boy has to spend his own life without hoping in a normal life. Since the injection of insulin had no effect, from a medical point of view, I don’t have other hopes. All things considered, I think it is better that nature runs its course”. The absurdity is that an intelligence such as Einstein hasn’t considered the possibility that Nature can do better then insulin (insulinic shock) of psychiatrists, and yet he was in contact with Freud. We can understand that psychoanalysis didn’t inspire confidence in the physicist but the psyche as energetic act of the human thought couldn’t be unknown to him (also because of the significance of his oneiric intelligence in the solution of some formulas). But which was the situation of the individual Einstein as psychosomatic being in that period?28
He was devoting his energy both to the spreading of the relativity theory and the study of Einstein Podolsky Rosen paradox (1935) and moreover he had to think about his exodus from Europe and to the family labour with wife and children.
In the meantime, in those years psychotherapy was becoming independent from psychoanalysis (1943) and music therapy started to get relevant results in some experimentations in the American universities.
But Psychotherapy and Music Therapy were too far from the crushing matters of war events, among them Einstein’s signature on the letter to Roosvelt (August 1930) that fixed the allocation of funds for building the 1st atomic bomb. Later Einstein changed his mind and said that if he had been sure that the Germans were not able to build the bomb, he wouldn’t have given his assent…
But “nature runs its course” as it did for the son conducted by a physical-chemical mindedness, and for Hiroshima. Two tragedies he couldn’t foresee from his “phychic universe”. On the other side we can imagine under which psychological pressure the genius Einstein could live.
Strange associations! Maybe we can consider them psychoanalytic but I consider them ontic-existential.
On the other hand the Einstein formula played a major role on the outcome of the II world war because it led tothe discovery and application of atomic energy29 (even if the staff in Los Alamos built the bomb).
To confirm what I think I would like to quote Heisemberg: “Life on earth is all one, in any given place can have effects everywhere, we are all jointly responsible for the order of life on this earth”30. This means that there is a destructive, casual intentionality denying the true civilization and another one causal, ontosophic that moves the human being towards a real, vital progress in social psychic and somatic wellbeing. And as Einstein said “God is subtle but not evil”.31
Every man is called by the wisdom of his own being to choose the alliance with the true life.
The only physical thing that is not admitted and recognized in Freud’s dream and in Einstein’s life is the “P”constant, namely Psyche which has its own sphere of action in all the psychosomatic and scientific biography of the great men and probably when it is not in inner – external harmony, provokes psychic malaises in close relations and also a wandering in their theoretic conceptions.
The mistakes of mankind are a consequence of the great men’s mistakes: man deviates from the real being, he falls into a psychic and somatic schizophrenia instead of a psychophysic ontosophy. The wandering seems less probable for physical science (it has been exposed to severe experimental rules) but it is certainly deleterius for the psychic sciences of Health and Art, that influence much more the minds for generations. Do the great men lack the experience of the living self-vision of the harmony of spheres? Could the philosophic theories (not only with Democrito’s atomic theory) be psychic intuitions of the physical reality? From which intelligence do they come if not from the psychic one?32
R. Laing said: “We are not surprised that the deepest structures of our conscience corrispond to the structures that we observe with the universe.”33 The tantric models of cosmology corrispond to the modern astrophysic ones.
What would have happened if Einstein had accepted the presidency of the Israeli State so as they offered it to him? “What will we do if he agrees? Of course I had to offer him the presidency because it was impossible to do otherwise. But if he says yes, we are in trouble “. Ben Gurion to his personal secretary Ytsak Navan, after having asked Ebba Eban to offer the Israeli presidency to Einstein in the November 1952.34
Could a more mature Einstein, in peace with his family, be decisive for politics of wellbeing in the Middle East and in the rest of the world? How could a man that let slips the management of the atomic energetic formula and also that of psychic and somatic energetics in his own family, be considered a genious?
I report a clinical example: about 2 weeks ago, a 50 year old man, came to my studio, with his wife. Several months before he had had a heart attack and even if he solved his problem with medicines and angioplasty, he was aware that following the way of the organicistic mechanism would have led him only to an operation. The psychosomatic cause of his malaise would not have been eliminated. The couple was aware of the relationship between social-family stress and the heart attack. But this was not enough because the two would face the psychosomatic treatment.
In Italian hospitals (as in many other countries) there is no consideration for psychosomatic aetiology of the malaise. One of the reasons maybe that health business is organized only on the mechanical mentality and not on psychosomatic unity of man; machine and medicines for to those who invest in them. But a contradiction emerges naturally: the organism as psychobiological intelligence is capable of healthy autogenisis, but this fact has been repressed. The physic-chemical mechanism produces a proliferation of approaches and mechanical instrumentation in order to resolve the diagnostic perception and therapeutic action without consenting to cultivate the natural auto-poiesis of the psycho-biological.35
Returning to the patient, it is clear that there are not any scientific or institutional attempts at psychosomatic rehabilitation of the apparatus in functional difficulty. Of course, this happens because the rehabilitation is not (in todays mechanical system) intended as a psychosomatic psychotherapy process. It is better to say that we do not give the individuation in malaise the dignity of having inside a wisdom of ones own psychosomatic being (Psychosomatic Ontosophy) activator of health.
In order to obtain this we need to consciously renounce every field of action, understood in a psychointentional sense, in both verbal and non verbal communication. To renounce means leaving to run through the sophos from the inside of the psychosomatic being, marvelling in the coincidence the “logos” of Ego deviated by the systemic schizophrenia36 and restoring again the individual self management of the psychosomatic wellbeing.
Einstein and Freud and also many others were controlled in their own inside by a mechanistic antipsyche system. Many human beings are controlled by holograms that pervert the sense, the autogenous strength of their psyche-soma.
I am not against medicine, surgery or atomic energy, I am against the unhealthy management of human and natural energies; I am against the methodologies and useless investments even if fashionable. I am against everything that is against the healthy life because simply I am here with all them that I love and I want to remain here, a happy man for a long time.
BIBLIOGRAPHY
1) Facciamo riferimento al significato etimologico di ipo-tesi = tesi che sta sotto e fonda.
2) GARDNER H., Intelligenze creative, Feltrinelli, Milano, 1994, p.54.
3) HILLMAN J., VENTURA M., 100 anni di psicoterapia, Garzanti, 1993, p.79.
4) cfr. MAGHERINI G., La sindrome di Stendhal, GEF ed., 1989
5) GARDNER H., op. cit., p.212.
6) A.A.V.V, Atti della IX International Conference, AOP ed. Bari, 1996, cfr. Deneuve SerajI Mitra, Giovani bambini in film violenti. Chi è responsabile della loro salute mentale?
7) cfr. MAYOR F., «Il Corriere dell’Unesco», Marzo 1996
8) Per cogliere la relazione di questo con il senso del genius loci si confronti quando detto a pag. 115 e 116 di questo testo.
9) cfr. PALMIROTTA F.,Ontosofia Onirica il capitolo L’intelligenza del sogno,, A.O.P., Bari, 1995.
10) DEMENT C., neurofisiologo citato da Klaus T., Autoanalisi dei sogni, p. 94, 95
11) JUNG C.G., Ricordi, sogni e riflessioni, BUR, Milano, 1978
12) During a recent journey in USA, I discussed with some colleagues about the word “psychosomatics”: in the anglo-saxon language it is used in an acception devaluating the psychic sense, because it means a phenomenon induced into soma by a mental tendency of subject. At best (compare Merriam-Webster’s Collegiate Dictionary) it indicates a somatic state with psychic cause. It never indicates (but this meaning is rare, also in the italian language) the synolon body-psyche (see entelechy). Concerning this the Dizionario Enciclopedico delle Scienze Mediche quotes “Psychosomatic: related to the relation body-mind”, “Somatopsychic: related to both body and mind”. In DSM – IV the term somatoform indicates “physical symptoms that suggest a general medical condition and are not fully explained by a general medical condition, by the direct effects of a substance, or by another mental disorder (….) the physical symptoms are not intentional”.
The term “entelechy” in greek (see “Vocabolario della lingua Greca”, Loescher) means complete fulfilment (being complete in itself).
Exactly as the EPISTEMOLOGY has lost the sense of its etymological root (episteme) by which it comes, so the term somatic has lost its primary etymon of soma as instrument for harmony (compare with “I Pitagorici, Testimonianze e frammenti). Also if we want to catch again the sense of Soul-Harmony through the mediation of soma-musical instrument, as it was meant by pythagorism, we would do wrong, not only in the etymologic and krasic (unitive) sense to the most ancient and comprehensive term “psychè” that included also the term soma in its meaning of energy.
Moreover “psychè”, because derived from “pneuma”, breath or act of breathing in communion with air”, coincides with the deepest archetype sense, that is one of the archetypes (the air) that the ancient philosophers put at the base of everything. In any case considering difficulties in psychotherapeutic practice and in healing the symptom when we use intentionalities lacking in the energetic sense-principle of the same words and considering that I adopt the style of intending words from their original etymon and that it works, then it has to be held in scientific consideration. We have also to hold in serious scientific consideration who is able to intend wellbeing and so to eliminate the disease even though he uses words (somatics) not corresponding to the total etymo-epistemic sense that cures and that is the psychosoma.
I would like to know if all those that use the DSM – IV and the diagnostic cognitions there contained are able to operate healthy. But if the statistic about the increasing schizophrenia (compare with “Le Scienze”, May 1997) supported the idea that psychiatrists and therapists don’t relieve the psychic malaise and the psyche-soma split using physic-chemical paradigms, I have to remember the prevalence of the diagnostic tendency in medicine is peculiar of asclepic Hippocrates’ school and it is younger, even it has more than two thousand years, then the other orphic, alcmeonic pythagoric tendency. Here the therapeia and the ethos of healthy (as objective risult of the cure), to distinguish the true wise from the false, prevailed.
“Few people are thyrsus bearers” Plato says and thyrsus is an orphic, dionysiac typical symbol.
13) Mi riferisco al significato etimologico della parola immagine che deriva da Im-ago: im=in; ago=agisco: agisco, cioè agire dentro, azione interiore.
14) A.A.V.V., Dizionario Enciclopedico della Filosofia, Lucarini ed., Firenze 1982, vol. 3, pag. 612 e segg..
15) 20 anni costituiscono all’incirca il normale corso di vita che un individuo spende nell’essere educato dalla scuola e dalla famiglia-società.
16) EINSTEIN, Pensieri di …, op. cit., p. 111
17) Cfr. HEISEMBERG W., Fisica e oltre, Boringhieri, 1984.
18) Da: Il Vangelo secondo Giovanni, (1, 1-18), in La sacra Bibbia, ed. Paoline, Roma, 1979, p. 1177.
19) cfr. Parmenide già citato precedentemente circa il metodo e la verità.
20) MASON, Storia delle scienze della natura, Feltrinelli, 1978, p. 596
21) EINSTEIN A., Pensieri di un uomo curioso, Oscar Mondadori, 1997
22) “Gli psichiatri sanno meglio di altri che l’estasi non è una manifestazione psicopatologica”: CRITCHLEY, HENSON, La musica e il cervello, Piccin, 1987, p. 228.
23) HERSH T. R., «Dreaming. Journal of the association for the study of dreams.», How might we explain the parallels between Freud’s 1895 Irma dream and his 1923 cancer? vol. V, n 4, dic. 95, p. 267 e seg..
24) Da notare che Freud fumava soprattutto sigari e, da indagini statistiche condotte negli Stati Uniti ed in Inghilterra negli anni 70, risulta che i fumatori di sigaro non correvano maggiori rischi dei non fumatori, di contrarre un tumore. Cfr. la voce tabacco in Grande enciclopedia, Istituto geografico De Agostini, Novara, 1977.
25) cfr. le indagini di LE GOFF, L’immaginario medioevale; SCHMITT, Religione, Folclore e Società; MEIER, Il sogno come terapia.
26) SfA = E . I = PA; SfA significa Sfera d’Azione; E = energia; I = intenzionalità; P = Psiche; A = Armonia.
27) Pitagora coniò il termine cosmo
28) Erano gli anni 1935-1940
29) cfr. EINSTEIN A., Pensieri di un uomo curioso, Oscar Mondadori, 19 : In questo libro Einstein si esprime in modo apparentemente contradittorio circa la consapevolezza che la sua scoperta fosse determinante per le conseguenze negative che ha provocato. A pag. 123 afferma: “L’equivalenza della massa e dell’energia […] ha inaugurato l’era atomica”. A pag. 96: “Non c’è mai stato il benchè minimo indizio di una potenziale applicazione tecnologica [Lettera a Jules Isaac , 28 febbraio 1955 per confutare la tesi che la teoria della relatività ristretta fosse responsabile della fissione nucleare e della bomba atomica]. E ancora a pag. 97: “Ho fatto un errore, nella vita, quando ho firmato quella lettera al Presidente Roosvelt chiedendo che venisse costruita la bomba atomica.”
30) HEISEMBERG W., Oltre le frontiere della scienza, Ed. Riuniti, 1971, p. 104.
31) PAIS A., Sottile è il Signore, Boringhieri, Torino, 1986, p.553.
32) Si confrontini le visioni-intuizioni di Talete sui raccolti in agricoltura, sui continenti alla deriva e quelle di Pitagora sulla centralità del sole.
33) LAING R., in F. CAPRA, Verso una nuova saggezza, Feltrinelli, Milano, 1988. p.130.
34) EINSTEIN A., Pensieri di un uomo curioso, op. cit.
35) Cfr. MATURANA H., VARELA F., Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Marsilio ed., Venezia, 1988.
35) Cfr. MATURANA H., VARELA F., Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Marsilio ed., Venezia, 1988.
36) Cfr. «Le Scienze», Maggio 1997
Franco Selleri: Candidatura all’International Sigmind Freud Award
Presentazione del Prof. Franco Selleri
per la candidatura all’International Sigmund Freud Award
Vorrei proporre la candidatura del dr. Francesco Palmirotta di Bari, Italy all’International Sigmund Freud Award for Psychotherapy of The City of Vienna per il gran numero di casi da lui risolti durante i 20 anni di attività.
Essendo un fisico teorico ricordo l’impressione negativa di circa 10 anni fa quando lessi il libro frutto, nel 1952, della collaborazione fra il fisico Wolfgang Pauli e lo psicoterapeuta Carl Gustav Jung Natureklaerung und Psyche.
Quel libro difendeva delle tesi alquanto irrazionali riguardanti le esperienze mistiche e sovrannaturali della nostra mente.
Alquanto diverso e pi attraente per me l’ideologia che viene fuori dalle mie discussioni con Palmirotta.
Egli insegue una forma di realtà che egli intravede chiaramente nel paziente e che in qualche modo si interpone tra la dura realtà oggettiva della Fisica Classica e la Realtà Psichica conscia delle nostre menti. Questo viene percepito come realtà psicosomatica capace di agire sul soma e di restaurare un ordine naturale che stato disassemblato da innaturali eventi precedenti.
Agendo sulla psiche sembra possibile, almeno in alcuni casi, guarire malattie concrete nelle diverse parti del corpo!
Il punto che vorrei sottolineare che leggendo il libro di Palmirotta Psicoterapia e Musicoterapia. Indagini e casi risolti e discutendone con l’autore mi sono completamente convinto circa l’efficacia della sua terapia. Egli interagisce con il paziente parlando, chiedendo, rispondendo, consigliando, e quasi inseguendo quell’entità fluido-reale (che ho cercato di descrivere prima) della personalità del paziente che rifiuta di essere pienamente afferrata. Quando egli sente di avere la patologia psichica-psicosomatica almeno parzialmente sotto controllo, il paziente inizia a sentirsi meglio. Per queste ragioni i risultati di Palmirotta possono essere classificati sotto il titolo Progetti eccezionali nello sviluppo della Psicoterapia.
Le persone al di fuori del contesto psicoterapico (familiari e non) con una forma di legame (affettivo) con il paziente spesso sembrano prendersela con l’attività terapeutica in quanto la loro influenza sul paziente rischia di essere diminuita. Questo aggiunge nuove difficoltà al terapeuta.
Conoscendo la storia personale della madre di Francesco Palmirotta (con cui lui ha vissuto per diciassette anni), diagnosticata come affetta da schizofrenia maniaco-depressiva e che si suicida io ho realizzato che Palmirotta nel suo campo conosce la realtà (psichica e psicosomatica) dalla saggezza del suo dolore ed evidente che la sua capacità di trattare le forme disarmoniche derivano dal durissimo training della sua stessa esistenza.
Il successo lampante dell’approccio di Palmirotta richiede una spiegazione, naturalmente, ed stata la necessità di trovarla il motivo per cui lui ed io decidemmo di discutere la questione. Le nostre discussioni sono state di grande interesse per me ma dovemmo renderci conto che la scienza moderna tuttora abbastanza primitiva, lungi dall’essere conclusa come sostengono alcuni. Il riduzionismo dovrebbe essere valido a livello ontologico, ma un esperto di atomi e nuclei che di questi tempi cerca di risolvere problemi di psicologia si trova a fare un’attività molto difficile e frustrante.
L’unica idea che potevo adottare era di considerare la probabile esistenza nella natura delle onde quantiche associate con le entità subatomiche. Infatti ogni oggetto atomico e subatomico (fotoni, elettroni, protoni, ecc..) ha una doppia natura in quanto dimostra sia proprietà localizzate (corpuscoli) che estese (ondulatorie).
La Scuola di Copenhagen vide in questo una limitazione fondamentale della nostra capacità di comprensione della natura, ma altri grandi fisici (Einstein, De Broglie, Bhom, Bell) considerarono questa dualità onda/particella come qualcosa di obiettivamente reale. Essendo simpatizzante di quest’ultimo punto di vista, mi capitò di pensare che se le onde quantiche degli elettroni presenti nelle strutture del nostro cervello potessero diventare coerenti luna con l’altra, allora l’entità fluida da F. Palmirotta denominata principio di Ontosofia Psicosomatica e da lui considerata in qualche modo reale potrebbe avere un fondamento fisico.
A certificazione di una tale spiegazione sarebbe il fatto che le armoniose e coerenti onde sonore sembrano avere un effetto benefico contro la scissione dell’entità psicosomatica (i successi della Musicoterapia di Palmirotta).
Ma questa una mera congettura che richiederebbe molta sperimentazione prima che possa essere concessa ad essa qualunque attribuzione di certezza circa i successi .
Tornando al libro di Palmirotta Musicoterapia e Psicoterapia. Indagini e casi risolti c qualcosa che forse dovrei menzionare: esso non presenta una catena trionfalistica di successi ma al contrario esso sembra essere una fedele e obiettiva descrizione della complessità dell’attività terapeutica. Ci che mi ha attratto all’inizio stata l’missione di alcuni errori; questo un uomo buono che non mente, mi sono detto.
Mi si permetta di concludere dicendo che Francesco Palmirotta ha una personalità veramente seria e attenta attraverso cui ha costruito un approccio di pieno successo ai problemi psichici e psicosomatici. Per questa ragione, secondo la mia opinione, egli merita di ricevere un importante riconoscimento come il premio Sigmund Freud.
Franco Selleri
ordinario di Fisica Teorica
Dipartimento di Fisica
Università di Bari
Franco Selleri: Alienazione della Fisica Moderna
Franco Selleri
Ordinario di Fisica Teorica, Università di Bari
Considerando i fondamenti della fisica moderna è indubbio che negli ultimi vent’anni c’è stato un forte aumento del numero dei ricercatori impegnati in linee di pensiero che in un modo o nell’altro si oppongono ai dogmi fondamentali della nostra sicenza. Questi “dogmi” sono punti di vista accettati dalla maggioranza dei ricercatori e fra di essi vanno annoverati:
1. La postulata impossibilità di dare una descrizione causale nello spazio e nel tempo dei fenomeni atomici (complementarità di Bohr e interpretazione delle diseguaglianze di Heisemberg come “relazioni di indeterminazione”), nonostante una crescente evidenza del contrario1;
2. Il perdurante rifiuto dell’etere come supporto delle ondulazioni elettromagnetiche, nonostante Poincarè e Lorentz che furono sempre favorevoli alla sua esistenza2 e Einsteing che modificò l’atteggiamento inizialmente negativo difendendo una certa idea di etere compatibile con la teoria della relatività del 1916 al 19553;
3. La cosmologia del big bang, accoppiata a descrizioni fuorvianti di alcune questioni fondamentali (per esempio la storia della radiazione di fondo di 2.7 °K è molto diversa da quello che si dice di solito4, nonostante l’esistenza di impressionanti evidenze di spostamenti verso il rosso “anomali” e di altri fenomeni che oggi indicano un tipo diverso di evoluzione cosmica5.
Anche se oggi la situazione sta forse lentamente migliorando, purtroppo non possiamo dire di essere già usciti dall’atmosfera antirazionalistica che portò all’accettazione acritica dei dogmi. Per spiegare la situazione si deve certamente considerare la natura dell’educazione scientifica nelle università dell’intero pianeta. I libri di testo cercano di essere persuasivi, anzichè critici, e i docenti seguono la stessa linea semplicistica. Nessuno spazio è lasciato ai dibattiti che accompagnarono la nascita di ogni nuova teoria (si pensi al confronto fra Newton e Leibniz e a quello fra Einstein e Bohr). La fisica è invece presentata come un insieme di lunghe catene di sviluppi rigorosi e di trionfi sperimentali. E’ precisamente la descrizione a due dimensioni (numeri di origine empirica più formule matematiche) tanto criticava da Holton6, che per una corretta comprensione della scienza considerava essenziale l’introduzione di una terza “dimensione” che descrivesse le influenze “esterne”: la società, la filosofia, la psicologia, …
Circa l’insegnamento della fisica Thomas Kuhn scrisse: “Naturalmente è un’educazione stretta e rigida, probabilmente più di ogni altra eccettuata forse la teologia ortodossa. Ma per il lavoro scientifico normale, per risolvere rompicapo all’interno della tradizione definita dai manuali, lo scienziato viene preparato quasi alla perfezione”7, e aggiunse: “Inevitabilmente queste osservazioni suggeriranno che colui che appartiene a una comunità scientifica matura è, come il tipico personaggio del romanzo Orwell 1984, la vittima di una storia riscritta da coloro che detengono il potere. Un tale suggerimento non è del tutto inappropriato. Vi sono sia perdite che guadagni nelle rivoluzioni scientifiche, e gli scienziati tendono ad essere particolarmente ciechi alle prime”.8
A una debole preparazione di base fa da naturale riscontro la violenza verbale con cui i dogmi vengono difesi e la sottovalutazione sistematica con cui vengono accolte le posizioni critiche. Il deteriorarsi degli standard della discussione scientifica non è un fenomeno nuovo e fu discusso da Karl Popper in uno dei suoi libri: “E’ nata una situazione molto seria. L’atmosfera antirazionalistica generale, che è diventata una minaccia importante del nostro tempo e che è doveroso combattere da parte di ogni pensatore cui importino le tradizioni della nostra civiltà, ha portato ad un deterioramento molto grave degli standard della discussione scientifica. E’ tutto connesso con le difficoltà della teoria – o piuttosto, non tanto con le difficoltà della teoria stessa quanto con le difficoltà delle nuove tecniche che minacciano di ingolfare la teoria. Cominciò con i brillanti giovani fisici che si gloriavano del loro controllo degli strumenti teorici e che disprezzavano noi dilettanti che dovevamo faticare per comprendere ciò che essi facevano e dicevano. Diventò una minaccia quando questo atteggiamento si indurì in una specie di standard professionale.”9
A mio parere il primo motivo del formarsi di questa atmosfera sfavorevole al progresso è stato il diffondersi delle concezioni positivistiche fra i fisici a partire dall’inizio del `900. L’epistemologo moderno che ha meglio compreso il ruolo negativo dell’empirismo (“positivismo”) nella cultura scientifica è proprio lo stesso Popper che l’ha così descritto: “Secondo il positivismo, `il nostro mondo è solo superficie – non ha profondità’. Esso non consiste, infatti, di nient’altro che delle nostre percezioni e delle loro riflessioni nella nostra memoria. E’ un mondo nel quale non c’è nulla da trovare, visto che nulla è nascosto. E’ un mondo sul quale non c’è nulla da scoprire, nulla da imparare. E’ un mondo senza enigmi.”10 La sconsolata conclusione di Popper fu che “nella loro ansia di annichilire la metafisica i positivisti distruggono assieme ad essa le scienze della natura.”11
La “fenomenologia” della diffusione nella fisica delle concezioni soggettivistiche del positivismo è stata così descritta: “L’impatto filosofico del positivismo di Mach fu in gran parte trasmesso dal giovane Einstein. Ma Einstein si allontanò dal positivismo machiano, in parte perchè si accorse con emozione di una parte delle sue conseguenze che la generazione successiva di fisici brillanti, fra cui Bohr, Pauli e Heisenberg, non solo scorpì, ma abbracciò con entusiasmo: essi diventarono soggettivisti. Ma la ritirata di Einstein ebbe luogo troppo tardi. La fisica era diventata un bastione della filosofia soggettivistica, e lo è rimasta da allora.”12
E’ un fatto storico di grande interesse che Popper potesse testimoniare del radicale mutamento di opinione di Einstein circa l’influenza della filosofia di Mach sulle sue opere giovanili, notando che lo stesso Einstein più tardi rigettò questa filosofia: nel 1950 gli disse di non aver mai rimpianto un errore da lui fatto tanto quanto questo errore13. D’altra parte la conferma di questo rifiuto venne dallo stesso Einstein quando scrisse: “Oggi riconosco la grandezza di Mach nel suo scetticismo incorruttibile e nella sua indipendenza; ma negli anni della mia giovinezza rimasi influenzato molto profondamente anche dalla sua impostazione epistemologica, che oggi mi sembra sostanzialmente insostenibile. Infatti egli non mise nella giusta luce la natura essenzialmente costruttiva e speculativa del pensiero, e più in particolare del pensiero scientifico; condannò quindi la teoria proprio in quei punti in cui il suo carattere costruttivo-speculativo appare manifesto, come ad esempio nella teoria cinetica dell’atomo”14. Einstein aggiunse: “Il sistema di Mach studia le relazion esistenti fra i dati dell’esperienza; per Mach la scienza è la totalità di queste relazioni. Quel punto di vista è sbagliato e in realtà quello che Mach ha fatto è di costruire un catalogo, non un sistema. Nella misura in cui Mach fu un bravo meccanico egli fu un filosofo deplorevole”15. In una lettera all’amico Maurice Solovine, Einstein scrisse: “In questi giorni il punto di vista soggettivo e positivistico domina in un modo assolutamente eccessivo. Il bisogno di concepire la natura come una realtà oggettiva viene dichiarato essere un pregiudizio obsoleto, e così si fa una virtù della necessità della teoria quantistica. Gli uomini sono soggetti a lasciarsi suggestionare come i cavalli, e ogni epoca è domionata dalla moda, e in maggioranza nemmeno vedono il tiranno che li domina.”16
Importanti strutture culturali, come le Accademie, sembrano esistere principalmente per controllare che idee pericolose per i dogmi stabiliti non abbiano diffusione negli ambienti scientifici e che vengano invece ignorate, emarginate e di fatto distrutte. Questa situazione non è nuova se Galileo ebbe già a soffrirne, ma non ha subito modifiche nei tempi moderni. Nel 1942 A. Lumiére ha potuto scrivere: “L’Accademia delle Scienze è stata fondata nel 1666 da Colbert … La si può considerare come un vero e proprio tribunale scientifico al quale tutte le persone che lavorano nella scienza possono domandare un giudizio sui loro lavori. Ci basterà ricordare qualcuno dei gravi errori commessi da questa illustre compagnia, per mostrare che Colbert ha completamente mancato il suo scopo, quando ha voluto fare dell’Accademia un istituto destinato a incoraggiare la Scienza. Al contrario l’Accademia si è mostrata ostile a quasi tutti i rinnovatori, le cui scoperte non sono state conformi ai dogmi classici; ha respinto precisamente quelle che potevano fare avanzare la scienza, e così facendo molto spesso ha ostacolato il progresso. La sua ostilità si è manifestata in particolare contro l’idea dell’animalità dei coralli, contro l’antichità geologica dell’uomo, contro l’esistenza degli aeroliti, contro l’origine vulcanica dell’Auvergne, contro la possibilità di vita negli abissi oceanici, contro la telegrafia transatlantica, contro il trasporto elettrico della forza, contro il telefono, il fonografo, i generatori a corrente alternata, la teoria elettrodinamica di Ampére, contro Darwin, Lamarck, Pasteur, Boucher de Perthes, Geoffroy Sait-Hilaire, ecc, … ecc. …
Ci si può chiedere perchè una compagnia composta, in realtà di scienziati molto eminenti, abbia potuto sbarrare il cammino a tanti uomini di genio e ritardare così quello sviluppo scientifico che avrebbe dovuto avere come funzione principale di facilitare e stimolare. Credo che questa spiacevole carenza provenga, in primo luogo, dalla sua organizzazione costituzionale che la rende incompetente in tutti isettori … Quando un autore presenta all’Accademia un lavoro su una questione di botanica, per esempio, gli astronimi, i medici e i chirurgi, e i membri delle sezioni diverse da quella botanica sono quasi completamente incompetenti ….
Per esprimere un giudizio vi sono in linea di principio solo alcuni membri che sarebbero qualificati … Accade che in ciascuna delle sezioni, vi sia spesso uno dei membri che trascina gli altri; su ogni tipo di problema c’è in qualche modo un oracolo sul quale tutta la compagnia regola il passo. Il rinnovatore che non ha l’oracolo dalla sua parte è perduto, perchè se lo ritroverà contro nell’immensa maggioranza dei casi se le sue conclusioni non saranno conformi alle nozioni classiche o a quelle professate dall’oracolo.”17
Il 4 Aprile 1955, Albert Einstein scrisse ( in tedesco) l’ultimo articolo della sua vita. E’ una prefazione di tre pagine al libro italiano CINQUANT’ANNI DI RELATIVITA’ che riflette ancora una volta la ricca e generosa personalità dello scienziato tedesco, capace non solo di grandi slanci creativi, ma anche, quando lo riteneva necessario, di profonde autocritiche. L’articolo si conclude con queste parole: “Le ultime rapide osservazioni debbono solo dimostrare quanto lontani siamo ancora dal possedere una base concettuale della fisica della quale in qualche modo fidarsi.”18
A lungo andare le idee di base della fisica del secolo XX° saranno con ogni probabilità radicalmente modificate. Per quanto riguarda i fondamenti della meccanica quantistica questo era anche il parere di Dirac. Dopo una vita spesa a sviluppare il paradigma di Copenhagen egli giunse alla conclusione che: “Ci sono grandi difficoltà …. in connessione con la presente meccanica quantistica. E’ il meglio che si sia riusciti a fare finora. Ma non si deve supporre che sopravviverà indefinitamente nel futuro. E credo che sia molto probabile che un giorno si possa ottenere una meccanica migliorata in cui vi sia un ritorno al determinismo e che perciò giustifichi il punto di vista di Einstein”.19
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1) L. dela Peña and A.M. Cetto, THE QUANTUM DICE. AN INTRODUCTION TO STOCHASTIC ELECRODYNAMICS, Kluwer, Dordrecht, (1996).
M. Ferrero and E. Santos, Found. Phys. 27, 765 (1997).
A. Afriat and F. Selleri: THE PARADOX OF EINSTEIN, POLDOLSY, AND ROSEN IN ATOMIC, NUCLEAR AND PARTICLE PHYSICS, Plenum, London/New YorK )1998).
2) H. Poincarè, Jour. Phys. Théer. Appl., 2, 347 (1912).
H.A. Lorentz, THE THEORY OF ELECTRONS AND ITS APPLICATIONS TO THE PHENOMENA OF LIGHT AND RADIANT HEAT, Dover, New York (1952).
3) L. Kostro, “An Outline of the History of Einstein’s Relativistic Ether Concept” in: STUDIES IN THE HISTORY OF GENERAL RELATIVITY, J. Eisenstaedt & A.J. Kox, eds., vol. 3, pp. 260-280 (1992).
4) A.K.T. Assis and M.C.D. Neves, “History of the 2.7 K Temperature Prior to Penzias nd Wilson”, Apeiron, 2, 79 (1995).
5) H. ARp, QUASARS, REDSHIFTS AND CONTROVERSIES, Interstellar Media, Berkeley (1987).
E.J. Lerner, THE BIG-BANG NEVER HAPPENED, Vintage, New York (1992).
6) G. Holton, THEMATIC ORIGINS OF SCIENTIFIC THOUGHT: FROM KEPLER TO EINSTEIN, Harvard Univ. Press, Cambridge (1973).
7) Thomas S. Kuhn, THE STRUCTURE OF SCIENTIFIC REVOLUTIONS, 2nd Ed., International Encyclopaedia of Unified Science, The University of Chicago Press, Chicago (1970), p. 199.
8) Ibidem, p. 201.
9) K. R. Popper, QUANTUM THEORY AND THE SCHISM IN PHYSICS, Hutchinson, London (1982), p. 156.
10) K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica. 1. Il realismo e lo scopo della scienza. Il Saggiatore, Milano (1984), p. 127.
11) K.R. Popper, THE LOGIC OF SCIENTIFIC DISCOVERY, Hutschinson, London (1980), p. 36.
12) K. Popper, UNENDED QUEST. AN INTELLECTUAL AUTOBIOGRAPHY, Fontana Collins, Glasgow (1978), p. 152.
13) Ibidem, p. 97.
14) A. Einstein, Autobiografia scientifica, Boringhieri, Torino, 1979, p. 18.
15) A. Einstein, Nature, 112, 253 (1913)
16) A. Einstein, Lettres à Maurice Solovine, Gauthiers-Villars, Paris (1956), pp. 70-71.
17) Auguste Lumiére, LES FOSSOYEURS DU PROGRéS, 1942, pp. 34-37. Citato da: Maurice Allais, L’ANISOTROPIE DE L’ESPACE, Clément Juglar, Paris (1997), p. 664.
18) A. Einstein, in: CINQUANT’ANNI DI RELATIVITA’, M. Pantaleo, ed., Editrice Universitaria, Firenze (1955).
19) P.A.M. Dirac, “The Developmente of Quantum Mechanics”, in H. Hora and J.R. Shepansky (eds), DIRECTIONS IN PHYSICS, Wiley, Sydney (1976).
Andrew Bland: Collective Resonance through Music Therapy with a Group of Sexual Abuse Victims
Andrew Bland
“Music touches our innermost being,
and in that way produces new life,
a life that gives exaltation to the whole being.”
– Inayat Khan
Background and Personal Introduction
Following the completion of my Master’s degree in humanistic-transpersonal psychology at theUniversity of West Georgia last year, I have been working as a direct care counselor at Inner HarbourHospital in Rockmart, GA. The facility, set in 600 acres of pine forest, maintains a strong emphasis upon holistic healing by way of experiential methods. My primary group of clients consists of eight boys (ages 13-15) who are victims of sexual abuse and the majority of whom are severely cognitively challenged and/or developmentally truncated. What I would like to share with you here are some means by which I feel I have initiated a sense of collective resonance within the group by way of music and art therapy.
Music and Meditation-Mediation
As a group, the clients with which I work have struggled a great deal since their initiation into the program last summer. Among the major problems that I have encountered are (a) their avoidance of treatment issues; (b) their lack of intrinsic motivation, and difficulty in transition from one component of the day to the next; and (c) their strong limitation of communication skills and other aptitudes expected for healthy interpersonal living.
Active Listening and Building Better Communication
In my use of music thus far, I have made a strong effort to choose material that seems to invite – rather than demand – the listener to pay attention. In turn, I have consciously worked toward developing a better sense of active listening in the clients, whereby some aspect of the music may captivate and help focus their concentration. This is inspired not only by existing research on the subject of music and cognition in its various forms, but also my own experience. I feel that as this listening skill is developed by way of exposure to music, it may also help pave the way toward a better sense of active listening and participation in day-to-day interactions.
I have observed consistent positive results with my group regarding this issue. Typically, on days in which I have played music prior to school or some other activity, the clients tend to (a) sit quietly without staff prompts while the music is playing, (b) better communicate with one another in the subsequent activity, and (c) engage in conversation which seems less frivolous and more applicable to their treatment.
Music as a Means of Aiding Transition
As for my selection of music, in accordance with a notion shared among many composers and musicians that certain keys and rhythms tend to correspond with the cycles of the day as much as the moods with which they are associated, I tend to play works which seem most conducive to the periods of transition in which I present them. For instance, I typically play classical or chamber music in the morning to help focus their attention before school. Recordings of modern jazz ensembles, flamenco guitarists, Celtic dances, or African folk songs may be heard midday as a means of helping revitalize the patients when they tend to get sleepy after lunch and/or school. And chants of the East and West, Native American flutes, piano or guitar works from the Baroque era, or so-called ‘New Age’ or ‘meditation’ music are generally utilized at lights out to help lull them to sleep.
Sound Healing: Music and Active Imagination
Moreover, I believe that music may be employed as a recreational therapy technique. During the days surrounding the holidays (when there were no planned school activities and heavy rains prohibited us from going outside), I initiated a series of active imagination sessions. I played Enya’sShepherd Moons and asked the patients to draw or write what came to them. The results were quite encouraging. One client with a reputation for avoidance scribbled a three-page cathartic letter to his abusive father – which, to my knowledge, may be the most substantial written treatment work he has completed during his time in the program. Another, known for his refusal and/or inability to discuss his anger problems, drew a rather dramatic and vivid picture of his inner demon. Third, a client who had been struggling with his initiation into an intensive treatment program at the gates of puberty confronted a healthy developmental crisis in the form of the symbolic death of his childhood. And overall, the clients’ usual instigative-reactive behaviors decreased dramatically, and a genuine sense of togetherness seemed to unfold.
Music, Education, and Anger Management
In addition to providing a space for therapeutic opening within the context of a structured environment, I have had other agendas in mind. First, many of the clients’ musical knowledge tends to be limited to gangsta rap and boy bands. By playing a wide variety of music from around the world and across genres and epochs, I have intentionally helped expose them to different styles other than that typically broadcast on the bandwaves. This, I hope, may broaden not only their sense of appreciation for music beyond the popular material with which they may be typically accustomed, but also their awareness of cultural diversity.
One day I brought in an album by the Beatles (with whom several of my clients are unfamiliar, or they associate with their grandparents!). Familiar with hearing comments like “This is stupid,” I was astounded to hear the clients ask that I play a number of the songs again. (All the while, I was also using the songs as a means of purporting ethics [i.e., “We Can Work It Out”], not to mention treatment values [“Help!”]). One day during a group processing session in which I encouraged the clients to recognize other means of expressing their anger than by way of outbursts and altercations, I reminded them of “Strawberry Fields Forever” (which they had been recently expressing their appreciation for) and asked if they knew much about the people who had created it. “No,” they said. I replied, “JohnLennon was a very angry man. Angrier than you, perhaps!”
The clients appeared astonished, giving me looks as if I should be the one residing in a treatment facility. But I continued, “He had a terrible childhood. His father left when he was four, and he watched his mother fall to her death when he was barely older than you. But he did not take his upset out on others. He did not argue with his staff and his peers. He did not throw things across the room. Instead, he made beautiful art.”
Since that time, I feel that my relationship with the group has improved immensely. I like to believe that I was able to attack from within – not from the familiar staff-patient prompts, but rather from a relatedness that often only arises from a sense of shared resonance. In turn, I feel that I may have helped promote the notion that anger and suffering may be positively transformed so long as they are appropriately channeled.
Toward ReCreation Therapy
In light of these ideas and illustrations, I believe that as the patients have been played a variety of music, they seem to have become better in touch with their own inner tones and rhythms, and a genuine sense of recreation therapy in its truest sense – i.e. re-creation of the person – has ensued.Moreover, I feel that their functioning as a group has improved immensely – their sharing the common experience as victims being superceded by the common experience of being healed with the help of music, a medium with the capacity to resonate among all humans regardless of culture and time.
Armonia : Sviluppo semantico e significati del termine Armonia
La parola rmonÛa è stata accolta nel linguaggio europeo insieme al ricco retaggio culturale e lessicale della Grecia classica: la definizione generalmente accettata del termine è quella di “riconciliazione degli opposti, concerto di elementi discordanti, nell’ambito della musica, dell’Universo, della politica, del corpo umano”. Questo è tuttavia uno dei diversi significati costituitisi nel corso dell’età classica: tale interpretazione del termine rmonÛa è il risultato di un lungo processo di sviluppo storico ed etimologico che prende le mosse dall’età Micenea.
L’esatta etimologia di rmonÛa è stata scoperta alla fine dell’800: essa deriva dalla radice verbale indoeuropea *ar- che è presente nel greco rarÛskv (ararisco) «adatto, unisco» e rmñzv (armozo) «accordo». La connessione etimologica tra rmonÛa e i verbi greci rarÛskv e rmñzv è evidente nel V libro dell’Odissea (v.248), nella descrizione omerica della costruzione di una zattera da parte di Odisseo in cui il termine è impiegato con il significato concreto di strumento per unire e fissare due elementi e precisamente gli elementi della zattera. Nel XX dell’Iliade Omero lo impiega con il significato astratto di accordo, patto, in relazione alle divinità che ristoi m‹rturoi ¦ssontai kaÜ ¤pÛskopoi rmoni‹vn (“saran-no i migliori testimoni e custodi dei patti”). Sembra possibile, inoltre, collegare l’etimologia del termine armonia al greco miceneo: su alcune tavolette in Lineare B, rinvenute a Cnosso e decorate con carri ed equipaggiamenti di carri, appare spesso la parola harmo che indica in miceneo non il carro ma la ruota, come è provato dall’ideogramma *143 che sembra indicare un cerchio con quattro linee incrociate. Dal miceneo harmo «ruota» sarebbe derivato, nel greco classico, il termine harma «carro», una sineddoche che esprime una parte, la ruota, per il tutto, il carro; da harma è poi derivato il verbo denominativo rmñzv «accordo, unisco»: sia il carro che la ruota infatti sono costituiti da più parti messe insieme e lo stesso carro privo delle ruote non esisterebbe.
Sulla scorta degli studi etimologici e delle speculazioni filosofiche di cui il termine è stato oggetto nel corso del tempo, si può ben dire che armonia consista nell’unità dell’oggettivo e del soggettivo, del fattuale e dello psicologico, nel gestimmt sein («essere in accordo») dell’individuo con ciò che lo circonda, un suo simile, la natura, la sua interiorità.
Vi è inoltre in questa parola un costante richiamo alla musica, come mostra chiaramente il suo impiego da parte della tradizione classica: si deve infatti al pensiero armonizzante dei Greci la prima rappresentazione del mondo quale Þd¡a «concetto» e eàdow «forma» di una armonia modellata sulla musica, somigliante alla lira di Apollo, dio della musica. I Pitagorici e lo stesso Pitagora definivano il mondo come ‘quadruplice armonia’: armonia degli archi e della corda, del corpo e dell’anima, dello stato, del cielo stellato. La similitudine musicale armonia-lira nasceva dalla constatazione della regolarità dei movimenti delle stelle in cui veniva ravvisata una particolare armonia musicale: i sette pianeti erano paragonati alle sette corde della lira di Terpandro; i suoni, che si presumeva provenissero dalle sfere rotanti attorno ad un centro, erano assimilati ai sette intervalli dell’eptacordo e le distanze tra le sfere ai toni musicali. L’armonia del mondo era intesa dunque come armonia musicale, paragonabile alla musica prodotta dall’uomo e la lira, attributo di Apollo, costituiva un’imitazione della musica degli astri.
Il pensiero greco, inoltre, individuava nell’armonia la discordia, leggeva in essa una ‘sinfonia’ di elementi contrastanti. Il filosofo Eraclito infatti definiva l’armonia palÛntonow ÷kvsper tñjou kaÜ lærhw «a doppia curvatura ovvero pieghevole da entrambe le parti come l’arco e la lira»: essa riassume dunque la lotta e l’antagonismo. Oltre alla lira, anche l’arco, simbolo della lotta, è attributo di Apollo, il dio dell’armonia e della misura per eccellenza, e non è un caso che il nome più antico dell’arco βιñw, che è strumento di morte, richiami quello della vita βÛow.
Nel fr.32 Diels, Filolao afferma paradossalmente che rmonÛa d¢ p‹ntvw ¤j ¤nantÛvn gÛnetai, ¦sti gŒr ŽrmonÛa polumig¡vn §nviw kaÜ dÛafroneñntvn sumfrñnhsiw «l’armonia si genera dai contrasti, infatti l’armonia è fusione del molteplice e concordia del discorde»: il cosmos, il «pensare assieme» (sumfrñnhsiw synfrònesis) trionfa sul caos e rende concorde ciò che discorda.
Nel mondo greco la musica occupava una posizione centrale ed appariva l’espressione migliore dell’intimità del cosmo e dell’uomo: il creatore per eccellenza per i greci era il poihtήw (poietès), poeta e musicista allo stesso tempo. Democrito riteneva che la felicità dell’uomo consistesse nell’armonia. Damone, matematico e politico pitagorico del V secolo, indicava nella musica il pilastro principale dello Stato e riteneva che questa contribuisse alla formazione dello spirito trasmettendo la nozione della virtù e della stabilità politica (frr. 6, 7, 14 Lassere). Influenzato dall’etica musicale damoniana, nella Repubblica (IV, 424c), nelle Leggi (II, 672e-673a) e nel Politico (303a), Platone mette i relazione la musica con la vita della comunità affermando che la musica è la salvezza (svthρÛa soterìa) della polis; essendo quest’arte il fondamento dell’educazione e la prima disciplina a dover essere impartita alla gioventù associata ad altre discipline quali la ginnastica e l’astronomia, il filosofo indica quali autorità dovranno essere preposte all’educazione musicale: i saggi che, assistiti da poeti e da musicisti, dovranno scegliere i canti e le danze da impartire ai giovani, i maestri di danza, di ginnastica, dei cori e perfino le nutrici, chiamate a fornire al bambino le prime nozioni di canto.
Archita, pitagorico tarantino del IV secolo, individuò l’essenza dell’anima individuale e dell’anima del mondo nei toni musicali e fissò le leggi fisiche su cui si fondava quest’arte; un esempio era il rapporto tra la lunghezza delle corde e l’acutezza dei suoni per cui l’ottava era data dalla proporzione 1:2 o la quinta dalla proporzione 3:2.
Basandosi sugli studi di Archita, Platone nel Timeo mostra come il concetto musicale dell’armonia del mondo, il concetto fisico della regolarità del cosmo, il concetto religioso dell’esistenza di un’anima del mondo siano fusi insieme: poiché l’anima è la causa della vita, la quale si manifesta con movimenti regolari e ordinati tutti tesi ad un fine particolare, l’anima del mondo, creazione antichissima del Demiurgo, costituisce il principio del movimento ordinato dell’Universo ed è garante dell’ordine dei cieli, della perfezione fisica e astronomica dell’universo, della bellezza del creato. Tale bellezza è celata ai mortali ma accessibile al filosofo e al musicologo che possono comprenderne l’armonia: secondo il filosofo, l’individuo deve regolare la propria esistenza su quella nous («mente») che garantisce la perfezione dell’universo ed allontanare l’irregolarità e il disordine per raggiungere l’armonia. Descrivendo l’armonia musicale, Platone afferma (Timeo, 47d): «L’armonia, i cui moti sono affini alle rivoluzioni periodiche (περιñδοι) dell’anima, serve a chi intrattiene un rapporto con le Muse non per diletto; tale armonia gli è stata data dalle Muse come alleata dell’anima al fine dell’ordine (sumfvnÛa)». Nel descrivere l’armonia musicale, Platone paragona i periodi della vita dell’anima (περιñδοι periòdoi) alle rivoluzioni celesti che producono l’armonia delle sfere e definisce sumfvnÛa (synfonia) l’ordine infuso nell’anima dalla musica che tende a riproporre quello del cosmo. L’individuo che entra in rapporto con le Muse è il musicista e l’anima che comprende veramente la musica non solo gode dell’armonia che è in essa, ma riesce a penetrare la bellezza dell’ordine ed è in sintonia con la nous che l’ha creata.
Per i Pitagorici la musica offriva un contributo determinante al raggiungimento della serenità interiore e della purezza dell’anima: la credenza pitagorica negli effetti curativi della musica sull’anima e sul corpo si fondava sul potere della musica di provocare la catarsi dell’uomo. Il canto magico di Orfeo era apportatore di catarsi estetica e filosofica e anche la filosofia e l’arte erano ritenute capaci di placare l’eccesso delle passioni per il raggiungimento della purezza e dell’armonia. Per il medico pitagorico la salute è armonia, il giusto equilibrio tra corpo e anima: se la salute, che è mantenimento della forma, si muta in malattia, che è distruzione della forma, il corpo deve essere purificato dalla medicina così come l’anima malata deve essere purificata dalla musica. Non è un caso, inoltre, che autori greci come Teofrasto individuassero nel suono del flauto il rimedio ai dolori causati dalla gotta o dal morso di un serpente e Democrito ai mali della carne.
L’anima sana è dunque sinfonica ovvero armoniosa: per spiegare l’espressione dello stoico Zenone õmologoum¡nvw t» fæsei z°n «vivere in accordo con la natura», Stobeo afferma che «significa vivere all’unisono e in accordo, laddove triste è l’esistenza di chi vive in conflitto».