L’Ontosofia Psicosomatica è una scienza psicofilosofica di valore terapico che presuppone il fatto, l’atto della coscienza nel sapere il proprio essere-umano, costante potenziale di benessere psicosomatico.
Di solito nella terapeutica tradizionale si nega questa coscienza e si relega il paziente malato all’aspettativa dipendente di un altro, di un evento, la guarigione, che può accadere solo con l’intervento, l’aiuto di una seconda azione diversa dalla primaria potenzialità agente dell’individuazione ontico-esistenziale umana.
Un concetto riferibile alla scienza fisica, proprio dell’Ontosofia Psicosomatica, è la Sfera d’azione. Per Sfera d’azione si intende l’intenzionalità creativa in senso psicobiologico dell’Essere universale: cioè quando attraverso tutte le possibili interazioni dei campi energetici (di energie conosciute e sconosciute, visibili e invisibili) l’Essere fa accadere l’evento di coscienza psicobiologica sana o elimina e trasforma ciò che non è ottimale in senso psicobiologico.
Il campo d’azione psicoetericobiologico è il medium fondamentale della Sfera d’azione ontica che si precisa nella sua forma ottimale di accadimento esistenziale senza tralasciare alcun particolare universale nell’evento. Tutto coincide. L’equazione di Einstein E=mc², l’ipotesi quantistica di Bohr, la realtà dei buchi neri e bianchi, le teorie degli universi paralleli sono tutte intuizioni, formulazioni fisico-matematiche che tendono a spiegare la coincidenza di una sintesi intelligente nella materia, materiale o immateriale.
Il punto di vista gioca il ricercatore nella conoscenza del continuum ma la realtà è rotonda, è sferica, una in tutte le forme particolari e tutte le forme la costituiscono insieme. Ogni forma, che sia granello di sabbia o pianeta coincide in senso ottimale la propria concrezione universale oppure finisce e muore, o si trasforma e cresce, in questo senso ottimale, in una omeostasi di benessere, di salute (se è un organismo o un intero sistema sociale insano); in un equilibrio statico, atomico e subatomico (se è un atomo di materia instabile); in una forma vivente sempre più vigorosa e sana se coincide oltre le condizioni sfavorevoli il suo istinto intenzionale di vita. Tutto questo è espressione del continuum della realtà che io vedo come sfera d’azione.
Ritengo opportuno enunciare questo concetto perchè sembra che manchi nella scienza razionale una concezione che possa sintetizzare tutte le varie percezioni, intuizioni dell’Essere o la più profonda deiezione-concrezione dello stesso nell’io umano; un andante che possa togliere definitivamente ogni velo, ogni ostacolo o problema che frammenti apparentemente il continuum esistenziale nella intenzionalità ontico nucleica al fine di creare una coscienza che finalmente sopraggiunga il ritorno dell’essere vivente in se stesso.
Esemplificando in un’immagine è un bambino che tende la mano al cielo e raccoglie l’acqua in terra semplicemente sapendo che è una nuvola. Allora il compito di ogni terapia autentica è riaprire la percezione della coscienza alla visione dei campi energetici che sinergicamente tendono a realizzare la coincidenza della sfera d’azione intenzionale ontico esistenziale.
Il terapeuta di qualunque scuola o di qualunque professionalità ha il diritto-dovere di formare questa coscienza di ontosofia psicosomatica nell’uomo (cliente) e per l’occasione di ritrovarla in se stesso.
Prima di tutto, di ogni tempo, di ogni codificazione, l’etimo della parola coincideva con il senso dell’essere psicobiologico. Oggi questo coincide con la definizione del gruppo che più ha potere di mass-media (questo accade per molte cose).
E’ il caso della parola psiche-soma e terapeia.
Negli USA psicosomatica è il riduttivo di una nosologia per poche malattie.
In Italia, negli ambienti di sana e seria cultura filosofica e terapica la psicosomatica è quella forma di conoscenza prassica che abbraccia tutte le radici della patologia e dinamicamente le risolve. La soluzione del disagio psicosomatico dipende dalla concezione energetica personale circa la terapeia: dalla capacità di concepire l’energia psicosomatica. Questa capacità non è ascrivibile ad un titolo accademico o di scuola terapica bensì oltre a quello ad un dono naturale e all’atto della coscienza operativa, la saggezza clinica che amministra questo dono. La sfera d’azione di una siffatta saggezza è fisicamente vasta perchè è psichicamente e onticamente aperta alla coscienza del terapeuta.Il progresso di un singolo caso o indifferentemente dell’intera comunità, dipende unicamente da questa coscienza aperta costantemente nell’Essere psicobiologico. Questo è il motivo per cui nella estrazione disciplinare si riconosce alto valore al singolo caso clinico. Il concetto di base è che studiando un singolo caso risolto si possono capire e risolvere tutti gli altri casi simili. Nel caso dell’uomo questo è naturalmente possibile per il fatto che già l’organismo umano e la psiche umana hanno leggi di funzionamento (funzionalità) e azione, naturalmente comuni in tutte le razze del pianeta, al di là di tutte le socioculture.
Naturalmente è così, ma, nella coscienza di molti scienziati e di altrettanti uomini, la concezione della psicosomatica e della terapeutica manifesta spesso e volentieri, conflitti di capacità personale circa lo stato dell’energia individuale.
Illustro il caso di un medico con esperienza pedagogica e psicoterapica che per un certo tempo restò in training presso la mia scuola.Questa persona non capiva la “ridicola” concezione della psicosomatica da me proposta alla comunità scientifica. Il suo dilemma personale e la sua critica nei miei confronti si rivelava nella concezione meccanicistica di usare comunque il farmaco in psicoterapia. Mi spiego meglio.
Io asserisco che l’autentica psicoterapia non deve adottare la farmacologia altrimenti non è psico ma farmacoterapia. Per questo medico, invece, i farmaci sono necessari.
Però nella mia prassi clinica io lascio libero il soggetto di usare i farmaci mettendolo altresì al corrente del mio punto di vista.
Questa può sembrare una contraddizione nelle prime battute della terapia ma per me diventa una “conditio sine qua non” nel prosieguo delle sedute quando il cliente dopo aver ripreso la capacità personologica di usare la propria psicoenergetica, insiste nevroticamente e infantilmente ad assumere farmaci. Allora io smetto di fare psicoterapia con lui.
Questo è etico ed è professionalmente ed innovamente valido secondo la mia visione. Significa per me che un paziente di questo genere decide di considerarsi un aggregato solo materiale e meccanico: una sorta di bidone da shaker dove l’intelligenza psichica non ha più senso. Si capisce bene che questa è un significato in sè per sè mentre ha un significato contrario il tentativo di abiurare la propria e l’altrui (quella del terapeuta) intelligenza psichica da parte del paziente meccanicista. Io terapeuta ho il diritto a quel punto di scegliere se continuare o interrompere la cura, le mie prestazioni nei suoi confronti.
Personalmente, se questa condizione e concezione meccanicistica s’irrigidisce, Io prima manifesto l’idea di smettere poi smetto realmente.
A volte è il paziente stesso che smette e in tal caso sfugge alla sua coscienza di valore psichico e rende a me il favore di dedicarmi ad altro valore senza perdere tempo.
Vorrei citare l’esempio di una paziente che è ritornata dopo sei anni imbottita di psicofarmaci; aveva smesso la psicoterapia a causa della sua resistenza meccanicistica alla propria concezione psichica. L’ho ritrovata peggiorata a soli 33 anni con la possibilità di aggravamento cronico definitivo.
In Italia come in molti posti del mondo, genitori, educatori, medici, psicologi, psicoterapeuti e gli stessi pazienti, quando si presenta un sintomo psicosomatico (ad es. mal di testa, mal di stomaco, ecc.) fanno una grafia (eco-radio-tomo) del corpo e in seguito affermano “Non è niente”. In italiano l’affermazione contiene la sua negazione “è qualcosa” e questo è molto significativo dal punto di vista della scienza psicoterapica perchè significa che l’individuo-sistema riconosce il sintomo psicosomatico come contraddizione nel termine dell’orizzonte individuale sistemico; riconosce la schizofrenia psicosomatica e psicosemantica dell’uomo in se stesso; ma non la sa curare, non sa uscire dalla condizione schizofrenica dell’energia psicosomatica. Questo fatto scientifico e quotidianamente acquisibile nella normosocialità è tale in tutte le culture umane.
Per un chiarezza ulteriore cito un’esperienza di vita tra tumore e schizofrenia così come è accaduto in una seduta. Cliente: “Adesso che mi dici questo, mi viene in mente ciò che mi disse il chirurgo dopo l’operazione di asportazione del tumore benigno dalla testa: «Signora, questo tumore potrebbe sicuramente avere 25 anni»”.
(Io le avevo parlato della possibilità che il suo episodio schizofrenico potesse essersi somatizzato.)
La paziente 25 anni prima aveva vissuto un forte disagio psicotico con allucinazioni e stati depressivi. Una parte della sua psicoenergia si era scissa nell’allucinazione di un fantasma che vagava per la casa. Un uomo che lei vedeva sempre di profilo e non la degnava mai di uno sguardo.
Questa entità scissa della sua psicoenergia simbolizzata extroflessa e non coscientizzata (rimossa nello psicosomatico) si sostituì in tumore benigno quando le cure psicofarmacologiche operarono la rimozione degli episodi psicotici.
In terapia mi porta questo sogno: «Mia madre e l’uomo di religione musulmana seduti parlavano tra loro. D. (il mio attuale compagno) ed io in piedi. D. mi prende il polso e mi costringe a camminare bocconi. C’era molta nebbia, mi trovo a procedere carponi su di un prato. Ogni tanto mi fermo a bere la rugiada, vado verso un punto dove un alone solare di luce è ben presente sull’erba. Devo entrare, arrivare. Mi sveglio senza riuscirvi.»
Questa persona nonostante l’operazione chirurgica di alcuni anni fa contina ad avere forti dolori alla testa. Ha una forte resistenza razionale verso la concezione psicoenergetica di se stessa. A queste condizioni, ovviamente, qualunque terapeuta direbbe con me “la prognosi è riservata”.
Infatti questa persona che fugge se stessa e la psicoterapia sta rischiando nichilisticamente la sua vita.
Il suo sogno lo dice: non riesce a raggiungere il sito solare entro se stessa.
L’Ontosofia Psicosomatica parla attraverso l’intelligenza onirica e indica la via da fare per riuscire felicità nell’esistenza. Tutte le situazioni della vita individuale ad ogni angolo di esistenza, ad ogni svolta, sono occasioni semplicemente per essere di più.
L’io può scegliere in armonia con la saggezza psicosomatica la sanità, la riuscita, la felicità ancora possibile. Questo esige la scelta della propria concezione psicoenergetica e quindi la psicoterapia presso un autentico maestro in un primo tempo; poi la psicoterapia autoeugenica.
Lo psicoterapeuta autentico deve guidare maieuticamente l’Essere psichico represso e impedito dando contemporaneamente all’Io-cliente le coordinate storiche dell’azione repressiva e rimossa del sistema alienante dentro lo psicosomatico.
Una volta emancipata l’egoicità ontico-nucleica l’ex-cliente può continuare da solo la psicoterapia con la ripresa della propria capacità autoeugenica.
BIBLIOGRAFIA
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